Red Fray |
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| La grotta sembrava inabitata infatti le ragnatele cadevano a causa del proprio peso. Eh già, proprio così, quel posto faceva talmente schifo da grondare pezzi di ragnatela da quello che potrei definire unicamente "tetto".
Non volevo comunque fermarmi anche perchè nella grotta inspiegabilmente la luce filtrava da piccole cavità rossastre che non nego essere felice di lasciarmi di volta in volta alle spalle a causa del fetido odore che da esse si spandeva nell'aria.
Dopo un centinaio di metri mi resi conto che non potevo tornare indietro, alle mie spalle l'odore si era fatto più forte e perciò come si suol dire: mi lascio le paure alle spalle e vado verso l'ignoto.
Mai cazzata fu così tanto grossa. Una strana statua era situata su un altare nero. Cazzo, non mi ero accorto che i miei passi nel contempo avevano cominciato a sibilare. Scossi il capo, ma la frittata era oramai fatta e comunque la lava mi diceva che ero ancora all'interno del vulcano, cosa diamine poteva esserci lì dentro.
Con cautela ma altrettanta bramosia mi avvicinai ancora alla statua mentre, qualunque cosa fosse a fare quel rumore ad ogni mio passo, non la smetteva di tentare di spaventarmi. D'un tratto presi coraggio, piazzai la torcia artigianale dinanzi agli occhi e feci un passo più deciso verso la statua.
Bisogna che io parli del fatto che se una cazzata fu non tornare indietro, devo rimarcare quanto lo fu non ricordare il detto " sai quello che lasci ma non sai quello che trovi". Ad ogni modo un grosso e fottuto ragno peloso mi aggredì sbattendomi al lato della caverna. Incazzato come una faina selvaggia raccolsi il tizzone ardente e mi scaraventai verso il ragno: obbiettivo centro della faccia, occhi a palla.
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