Per me si va nella città nolente,
per me si va nell'eterno Dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia Minosse il mio alto fattore:
Fecemi la Divina potestate,
La somma sapienza è il mio amore.
Dinanzi a me non fu cose create
Se non eterne, e io eterna dura.
lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate
(Inferno, Canto III, vv. 1-9)Queste erano le famose parole scritte sulla porta dell'inferno, porta varcati da molti, porta che non permetteva via di uscita, e come noto, chi entrava doveva lasciare ogni speranza di uscire vivo da quel luogo.
I suoi occhi fatti di puro oro colato, erano puntati su quell'antica scritta.
Lentamente tentavano di riuscire a comprender ogni lettera.
il tempo, il clima ed altri fattori, la stavano cancellando ma era ancora netta e ben visibile.
Tanto si sapeva su quel posto, tanto si era compreso su quel luogo ma a lei non bastava quello che si diceva. No, per lei non poteva essere così.
Sempre aveva dubitato di quello che le dicevano sull'inferno. Mai aveva creduto a quelle voci narrate anni dopo anni.
Alle false voci dettate dai nemici di questo gruppo, nemici che volevano distruggere quel luogo.
Era una cosa buffa che lei si trovasse proprio di fronte a quella scritta e cosa altrettanto strana, era come ci era arrivata.
Neanche a lei era chiaro il come.
Quella mattina aveva sbraitato contro i genitori lamentandosi di qualcosa. Neanche se lo ricordava più.
Probabilmente, le avevano negato qualche capriccio o le avevano semplicemente detto qualcosa contro e lei odiava ricevere un no come risposta. Nessuno poteva permettersi di darle una risposta del genere, assolutamente.
Per lei era un fattore naturale ricevere la parola si ed altrettanto naturale, era insultare o dire qualche cattiveria contro quella medesima persona.
Le sue erano parole colme di odio, disprezzo, veleno puro.
Ecco, si, parole velenose. Non c'era sinonimo migliore per lei.
Lei stessa era un essere velenoso, dalla risposta sempre pronta e senza scrupoli.
Poco le importava se ci rimanevano male, lei era soddisfatta nel vederli soffrire e lamentarsi di ciò.
Cosa le importava se le rispondevano dietro? Nulla.
Cosa le importava se la insultavano? Molto.
in quella fredda mattina d'autunno aveva ricevuto un offesa, offesa ripagata con la stessa moneta.
Presa dall'ira e dalla rabbia, aveva scaraventato varie sedie contro i genitori ed altri oggetti che ora non ricordava.
I suoi avevano tentato di calmarla ma era stato tutto vano,inutile.
Non c' erano riusciti e lei, per tentare di non ucciderli, era uscita di casa a grandi falcate sbattendo la porta pesantemente.
Anche se era una piccoletta, riusciva a farsi rispettare. nessuno poteva permettersi di metterle i piedi in testa.
Non sapeva dove andare o cosa fare, non aveva idea di che cosa ci fosse intorno a quel posto. Conosceva solo la città ma le seccava terribilmente. sentire tutti parlare in greco o chi che sia!
Sbuffò contrariata non sapendo che diavolo fare.
Neanche si era sistemata prima di uscire.
I lunghi capelli argentei erano tenuti in due code basse che ricadevano sulle esili spalle ed il corpo, coperto da una camicetta bianca ed una minigonna violetta.
Era un abbigliamento semplice ma a lei tutto dava classe.
Una pizzico di curiosità l'aveva colpita notando una foresta poco lontano dalla periferia. Non l'aveva ancora notata e... perchè no?
Poteva essere interessante scoprire cosa ci era in quel luogo.
Qualcosa di interessante si lo aveva scoperto e vi era proprio di fronte.
Non era da tutti trovare un luogo come quello. Insomma, una scritta del genere, mai si era trovata nella realtà.
Erano davvero quelle le porte delle inferno? Davvero quel luogo separava il mondo terreno dall'oltre tomba?
Espirò profondamente portandosi le esili mani ai fianchi e scrutando ancora la scritta.
Sotto di essa, c'era un pesante e titanico portone. Aveva un aria sinistra e poco raccomandabile.
Io entro.Disse semplicemente chiudendosi nelle spalle come se fosse una cosa normale.
Con passo sicuro, si posizionò di fronte alla porta iniziando a spingere.
Sentì qualcosa pizzicarle la pelle, probabilmente polvere.
Un cigolo sinistro seguì l'apertura di quel mastodontico essere che sperava i due mondi.
Lo spettacolo al suo interno, non era allettante o allegro ma poco le importava. Lei odiava le cose tenere, pucciose e carine.
Camminò una paio di passi notando un fiume. Forse era quello il famoso fiume passato da Dante...?
Ma che en sapeva lei!
Si chiuse nuovamente nelle spalle cercando qualcosa per attraversarlo ma non c'era nulla...
No, anzi no.
Intravide qualcosa, forse una barca.
Sempre con la sua solita curiosità, si avvicinò ad essa. Sembrava essere una barca qualsiasi ma aveva un solo remo.
Mica dovrò remare...?Si domandò da sola ma era meglio questo rispetto al bagnarsi.
Con aria desolata ed un pò seccata, salì sull'imbarcazione.
raggiungere l'altra meta non su facile. assolutamente no. C'era qualcosa che tentava di trattenerla e la barca, sembrava volerla farla affondare.
Fu costretta a saltare per non finire giù con.
Maledetta zattera...Si lamentò riprendendo il cammino. Quello che vedeva, era poco piacevole e le voci, bhe... di sicuro non erano l'ideale ma non si lamentava.
Quel luogo sinistro e tetro, le piaceva, era così...Diverso. Ecco, esattamente.
Durante il suo cammino, ne vide di cotte e di crude, fu pure costretta a superare un labirinto ma, stranamente, era come se sapesse già la strada.
Aveva perso il conto del tempo. Non sapeva da quanto stava camminando ma al cosa non le importava. Quel luogo, valeva tutto il suo tempo.
Perchè non l'ho trovato prima?!Esclamò entusiasta fermandosi. iniziava ad avere dolore ai piedi e tra poco li sentiva urlare. Ma si, una piccola sosta non poteva farle male.