[Quest di passaggio] Dubbi nel cuore

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Alexander Corvinus
view post Posted on 13/11/2009, 23:22




L'inizio
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Personaggio: Nime
Armatura: Gold Saint dell'Ariete
Energia: Blu
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Stato Psicologico: Adirato
Stato Fisico: Affaticato
Stato Armatura: -





Finalmente tutto sembrava essere cessato. L'angelo di zeus che aveva osato attaccare il santuario era stato sconfitto e con esso un'istante di pace poteva essere nuovamente goduto da quel luogo, anche se infinitamente breve, quel momento per Nime era così importante. Erano un pò di mesi che i dubbi si erano impadroniti del suo cuore, persino la sua mente iniziava a vacillare, le sue uniche certezze stavano venendo meno e la fede in Atena iniziava a spegnersi.

"Diamine"

L'unica parola che riuscì a pensare dopo che il suo colpo era finito a segno contro il serafino che stramazzò al suolo dopo essersi fratturato le ossa contro la parete della casa della bilancia. Erano dure quelle pareti e Nime lo sapeva bene, erano permeate di cosmo così come il suo attacco. Pochi uomini erano riusciti a sopravvivere ad uno Starlight Exctinction e ad un Revolution subiti a distanza di così pochi minuti.

"Se non fosse stato per te"

Continuavo ad avere l'amaro in bocca. Quell'atteggiamento proprio non poteva essere sopportato, non in determinati momenti, non davanti a tutti. Questa volta aveva esagerato il cavaliere dei gemelli, da quando aveva assunto il titolo di Gran Sacerdote aveva cambiato completamente atteggiamento e spesso e volentieri minava all'autorità che l'altro cavaliere d'oro e suo pari aveva verso gli altri cavalieri.

Non dissi niente, aveva fatto le sue scelte, aveva preferito proteggere un angelo che proprio qualche istante prima aveva osato minacciare la pace del santuario, aveva attaccato senza ritegno alcuno i suoi amici ed allievi, aveva ferito gravemente e quasi ucciso altri, aveva insultato il credo in Atena. Questi reati non potevano passare inpuniti, non bastava una confessione, non bastavano delle frasi o la voce di un dio per mettere a tacere il rancore e la rabbia che erano riusciti a portare fuori da quello scrigno che gli uomini chiamano anima.

Mi voltai senza neanche degnarmi dei caduti, senza neanche curarmi di chi aveva combattuto al mio fianco, avrei preferito non lasciarli moribondi ma se le mie decisioni non erano ben accette e se qualcuno era autorizzato senza motivazione alcuna ad opporsi persino alle mie azioni senza capire, senza comprendere, senza neanche dare spiegazioni ... allora io ero autorizzato a fare lo stesso. Mi mossi lentamente ignorando ogni cosa, persino le voci di chi forse cercava di chiamarmi, mi diressi verso l'uscita da dove mi ero presentato pochi istanti prima e mi diressi verso la mia casa.

Avevo bisogno di un ambiente sereno, di un rifugio e di qualcosa di rassicurante in quel momento. L'ira si era impadronita di me e non ero affatto sicuro di poterla controllare. Avrei potuto reagire smisuratamente, avrei potuto mettere fine a quella vita inutile di un cavaliere d'oro che aveva immeritatamente conquistato la sua armatura soltanto perchè il diretto interessato era venuto a mancare il giorno prima della sua nomina.

"Come"

Mi ero sempre domandato il motivo di così tanta furia. Avrebbero potuto aspettare, avrebbero potuto indagare più approfonditamente su ciò che effettivamente era successo su quel promontorio. Avevo combattuto spesso li, avevo affrontato parecchi duelli su quelle cime e mai era successo poi nulla di così spiacevole, soprattutto ad un cavaliere dell'elevatura di Kyuko.

"Amico mio"

Era mio amico, forse il migliore di tutti. Aveva sempre combattuto al mio fianco ed io lo anticipai solo di qualche mese verso la strada che mi conduceva ad Atena. Era lei la dea che avevo sempre avuto nella mente, era strano, ma da quando ero bambino mi avevano sempre riempito di storie sui cavalieri e sui miti Greci. Avevo intrapreso la strada che anche mio padre prima di me fece, ero figlio di un cavaliere, o così mi era stato raccontato, non avevo mai conosciuto mio padre, abbandonò mia madre appena seppe che era rimasta incinta e che avrebbe partorino uno come me, un mezzo sangue. L'isola di mu era diversa, le regole che vigevano li erano sempre state rispettate e pochi le avevano infrante però, essendo noi gli ultimi della nostra specie, ed essendo io l'unico che avrebbe potuto diventare un cavaliere, fui risparmiato e mi fu data l'armatura d'oro proprio dall'uomo che la custodiva prima di me.

Era morto il vecchio santo d'oro. Dovevo a lui ogni cosa che sapevo, ogni mia conoscenza, ma non rimpiangevo la sua dipartita, grazie a lui avevo ottenuto il potere che ora manifestavo e persino il suo titolo. Da lui avevo preso ogni cosa e l'avevo rielaborata rendendola addirittura migliore, ero sicuro che avrei avuto in destino più grande e sicuramente migliore del suo. La mia vita era appena all'inizio e sarebbe stata ancora tutta da percorrere.


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Alexander Corvinus
view post Posted on 21/11/2009, 19:22




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Personaggio: Nime
Armatura: Gold Saint dell'Ariete
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Stato Psicologico: Dubbioso
Stato Fisico: Normale
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Ero sempre annoiato e stanco, avevo bisogno assolutamente di qualcosa da fare. Ormai erano giorni che non scendevo a far visita al villaggio vicino che mi era stato affidato proprio dall'ex gran sacerdote in persone. Gli abitanti del villaggio vedevano in me l'emblema della giustizia e di Atena in terra, erano vincolati dal mio giudizio e mi si prostravano come se io fossi un dio in terra.

Avevo sempre ammirato la loro devozione alla dea, ed avevo anche sempre apprezzato gli elogi che mi facevano. Avevano persino eretto uno scranno di pietra al centro della piazza principale del villaggio proprio per me. Da li, seduto su quel trono, giudicavo le anime dei rei, che avevano osato trasgredire alle leggi che la stessa dea aveva affidato in custodia ai cavalieri e che essi avevano portato in giro per il mondo per far conoscere quali sarebbero state le pene per chiunque avesse trasgredito. Certo, erano scritti vecchi e gli usi ormai erano cambiati, però io avevo sempre sostenuto che la giustizia non poteva conoscere limiti. Neanche il tempo, neanche le vicessitudini dell'uomo, avrebbero potuto giustificare i loro comportamenti se fossero stati contrari a delle leggi morali che avevano da sempre accompagnato gli uomini fin dall'alba dei tempi.

Molti mi accusavano di essere rimasto indietro, di non essere all'altezza del mio compito o ancora peggio, di non dimostrare pietà alcuna verso chi condannavo a morti dolorose e certe. Era finito per me quel periodo in cui mi lasciavo impressionare dalla visione del sangue. Dopo che si è combattuto per un ideale attraversando vittorioso qualsiasi tipo di cataclisma, dopo aver visto i propri compagni, amici, parenti, cadere per mano dei propri nemici soltanto per vendetta, non temi più nulla. La pietà era un ricordo, qualcosa che avevo abbandonato dentro una scatola ben chiusa e che non avrei più riaperto nella mia vita. Chiunque si fosse trovato al mio posto forse avrebbe reagito come me, ne ero certo. Sapevo bene di commettere degli errori, ma questo succede quando si affida agli uomini dei compiti che spettano solo agli dei. Era parte del gioco, persino le divinità che servivamo con così tanta devozione non appaiono agli occhi di altri ancora più divini di loro dei simboli di perfezione assoluta.

"C'è sempre qualcuno che prima o poi avrà la possibilità di giudicarci"

Queste parole mi avevano sempre fatto strada fin da bambino nel mondo in cui ero stato catapultato. Erano parole del mio maestro, forse pronunciate per farmi comprendere ciò che avrei rischiato nel continuare a prendere determinate decisioni senza riflette, o forse soltanto una rielaborazione del detto "non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te". Avevo imparato ad interpretare alla mia maniera ogni cosa che mi veniva detta e grazie a questo stratagemma avevo rinchiuso il mio cuore in una fortezza praticamente inespugnabile.

"Nessuno può scalfirmi"

Ero convinto di questo, ero convinto che il mio destino fosse ancora lontano, che la mia vita si trovava di fronte ad un bivio e che dovevo prima o poi scegliere qual'era la strada che dovevo percorrere. Ultimamente i miei sensi si erano risvegliati, avvertivo qualcosa che non andava al santuario, qualcosa di malvagio e meschino che si era impadronito dei segreti che noi custodivamo da tempo. Avrei voluto confessarmi, sfogarmi con qualcuno, ma l'unico che avevo accanto era Kein, il cavaliere d'oro dei gemelli e che in cuor mio non aveva mai avuto la mia fiducia più totale. Dovevo attendere, forse tutto sarebbe svanito, forse tutto sarebbe stato portato via dalla corrente ed ogni cosa sarebbe tornata al suo posto.


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Alexander Corvinus
view post Posted on 23/11/2009, 19:03




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Personaggio: Nime
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Stato Psicologico: Adirato
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Avevo abbandonato ormai da qualche giorno la mia casa al Santuario, mi ero stancato di trascorrere le mie giornate a logorarmi e distruggere ogni cosa che avevo a portata di mano. La mia mobilia ormai l'avevo lasciata a pezzi e forse quella casa di pietra non aveva mai visto tanta distruzione neanche al tempo delle grandi guerre sacre.

La mia comparsa al villaggio era rimasta segreta, preferivo non far sapere nulla a nessuno, non volevo essere osannato o trattato come un dio, non in quel momento. Avevo bisogno di parlare, avevo bisogno di essere uno normale.

L'acqua veniva giù incessante, sembrava che Zeus si fosse rattristato per me o peggio ancora per il suo angelo che era morto per mano mia, questo poco mi importava, l'unica cosa che mi infastidiva di quella pioggia erano i miei lunghi capelli d'orati che non oscillavano più mossi dal vento ma rimanevano immobili, come se ancorati da una forza misteriosa.

Camminavo sotto la pioggia completamente vestito di stracci, non erano di certo gli abiti adatti per un cavaliere del mio rango, ma non avevo mai badato realmente a ciò che portavo indosso, ero sempre stato convinto che un uomo non si distingueva per come appariva ma per come si sentiva nel cuore.

L'enorme mantello marrone che mi ero portato era ormai fradicio, la notte era calata ed io girovagavo senza meta in quello che era stata la mia reggia. Le strade di quel posto erano strane, non avevo mai esplorato quei vicoli bui che si intrecciavano come ragnatele ad ogni lato della strada principale. Avevo sempre preferito le città a scacchiera ed ero anche riuscito a far modificare le nuove zone in modo da riprendere una forma ordinata, ma quello che caratterizzava quel posto era il centro del villaggio, risalente forse a diversi secoli prima della nascita di Roma. Perdersi in quel posto era facile anche per una persona come me.

Mi ero ammantato completamente fin sopra i capelli, persino sul mio viso calavano le dolce lacrime che cadevano dal cielo. Quella sensazione in quel momento mi sembrò nuova. Avevo assistito diverse volte ad un temporale ma mai mi ero soffermato a pensare quanto fosse piacevole sentire quelle gocce scendere e percorrere il mio corpo fin sotto i vestiti. Mi era sempre stato detto di ripararmi, fin da quando ero bambino mia madre mi aveva proibito di bagnarmi, la paura che mi ammalassi era molta ed i genitori come tutto sanno risultano a volte troppo premurosi.

"Mamma"

Sorridevo ogni volta che ripensavo a lei, avevo quasi cancellato gli ultimi episodi che riguardavano la nostra vita insieme. Avevo cancellato la sua morte dalla mia mente, portavo sempre in lei il bel ricordo di quando ero bambino ed i miei occhi erano sempre stati catturati dal suo sorriso. Era bella mia madre, una delle più belle donne che avessi mai visto, ma ero suo figlio e sapevo benissimo che questo era logico. Dovevo a mia madre ciò che ero, dovevo a lei ogni singola goccia del mio sangue e l'unica cosa che rimpiangevo era il non essere riuscito a difenderla come avrei voluto.

"Arrivederci mamma"

Ero solito chiudere così ogni mio pensiero rivolto verso di lei. Forse un augurio per dirle che prima o poi ci saremmo rivisti, che forse prima o poi avrei potuto rincontrarla e passare l'eternità insieme così come avevamo passato tutti i bei momenti che avevamo passato prima che lei mi abbandonasse in quel modo.


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Alexander Corvinus
view post Posted on 26/11/2009, 18:13




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Personaggio: Nime
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Stato Psicologico: Agitato
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Erano ormai trascorsi cinque giorni ed io continuavo a girovagare per il villaggio in attesa. Avevo già preso la mia decisione, sapevo cosa fare, avrei abbandonato il santuario e sarei fuggito via insieme a colei che amavo. Era l'unica cosa da fare. Sapevo benissimo che questa mia scelta avrebbe portato sia me che lei ad una vita fatta di rinuncie e di sacrifici. Saremmo stati considerati dei fuggiaschi, dei traditori, e sia il santuario che l'inferno ci avrebbero perseguitati finchè non avessimo lasciato alle spalle ogni nostro ricordo. Dovevano dimenticarci, dovevano crederci scomparsi. Sarebbe stato facile per me, avrei potuto inventarmi qualcosa, avrei potuto far finta di essere morto ed in qualche modo avrei ingannato i miei superiori, ma per lei era diverso. Morire quando si è servi del signore degli inferi è cosa assai più difficile, lui e le sue schiere di abomini avevano l'anagrafe di ogni uomo che lasciava questa terra per soffrire nell'Ade.

Continuavo a sorseggiare la mia birra mentre aspettavo nella solita locanda. Ci avevamo dato appuntamento proprio li, ancora gli avevo detto niente ma sapevo che in cuor suo tutto fosse per lei già chiaro. Era la nostra unica opportunità. Avrei approfittato del Caos che da poco si era scatenato nei due regni a causa dell'arrivo degli Angeli ed al diverbio che c'era stato tra me ed il Gran Sacerdote. Tutto era pronto, o quasi. Mancava solo lei ed il mio allievo migliore, colui che consideravo come un fratello. Colui a cui avevo rivelato tutto sui miei piani e che si era ripromesso di aiutarmi per fuggire via da quel posto per rifugiarmi al di là dei confini degli uomini e persino degli dei.


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view post Posted on 27/11/2009, 18:15
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~ Capitolo I ~
Atto I - Scena I


•Legenda:
Narrato
Pensato
Parlato

* Violet * - Black Silver dello Scultore- Energia Verde -







Era in Ade, Violet, ma non vi sarebbe rimasta ancora per tanto tempo. Quel giorno, vi era qualcosa di davvero strano che nemmeno lei sapeva spiegarsi, e non era colpa del suo solito umore. No, qualcosa stava per accadere, ma che cosa?
Si rigirò nel letto, tormentata da incubi.. O meglio, da sogni che erano divenuti angosciosi per lei: non faceva che ripensarci, a quando era uscita per quella missione in Francia e si era trattenuta a Parigi, pensando che sarebbe stato bello vedere un pò di mondo dopo così tanti anni. E infatti era stato bello, addirittura stupendo, ma mai al mondo avrebbe creduto di potersi poi quasi pentire. Si, perché quel ragazzo che aveva incontrato, avrebbe dovuto odiarlo se si fosse attenuta alle leggi dell'averno; e allora perché era così difficile, perché invece non riusciva a smettere di pensare continuamente a lui?
Era arrivata al punto di odiare se stessa, la vita che era costretta a fare. A volte si domandava cosa sarebbe accaduto se avesse deciso di lasciare tutto e scappare dall'Ade, ma in verità già lo sapeva: per i traditori, la sola ricompensa era la morte. Non la temeva anzi, a volte credeva sarebbe persino stato un sollievo, eppure da una parte come avrebbe voluto fuggire con lui, via da quel mondo crudele che non dava a loro nessuna possibilità di amarsi liberamente, al contrario, erano costretti a rimanere separati. E ne soffrivano, o lei almeno.
Era arrivata al punto in cui credeva che sarebbe impazzità, finché non giunse il momento di reicontrarlo; le aveva fatto sapere di volersi incontrare con lei e che la attendeva in una locanda; la ragazza non sapeva se andare, moriva dalla voglia di rivederlo quello si, ma temeva di non poter più tornare lì, di non esserne capace. Ma mentre correva fuori da lì, dopo un saluto all'amico Zellos, capì che a lei sarebbe anche andata bene non tornare più.







Eccola li, era arrivata a quella locanda e, dopo essersi fatta coraggio, entrò. Non aveva certo un vestito elegante come l'altro, tuttavia si faceva comunque sempre notare con quella maglia e i pantaloni viola scuro, forse perché era abituata ad avere abiti non troppo larghi e spesso si era sentita osservata. Comunque non era a quello che era interessata in fondo, semplicemente adesso cercava qualcuno tra la folla e il suo volto si illuminò nel vederlo. Solo un attimo prima di incamminarsi verso di lui e scivolare sedendosi poi poco distante da lui.

Ciao, come vedi sono arrivata, scusa il ritardo..


Parlò a voce bassa, sommessa, percepibile solo da lui, in verità non sapeva bene come porsi visto che non aveva idea di cosa volesse dirle. Eppure qualcosa era diverso, ma non sapeva cosa.






Info.

Status Fisico: Illeso;
Status Mentale: Un pò ansiosa;
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Resoconto: Arriva e ti trova xd;
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Tecniche Usate: Nessuna;
Note: Nessuna.




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Alexander Corvinus
view post Posted on 28/11/2009, 17:51




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Personaggio: Nime
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Finalmente era arrivata, era così tanto tempo che la aspettavo ed i pochi giorni che avevano separati mi sembravano così infiniti, ma ora era li, davanti ai miei occhi ed in mezzo ad altre persone che ignoravano totalmente chi noi fossimo in realtà.

Eccoti

La abbracciai un'istante dopo che i miei occhi si illuminarono per averla vista. La strinsi tra le mie braccia come se avessi paura che qualcosa ci avrebbe potuti allontanare. Sentivo il suo calore attraverso i vestiti fin dentro al mio corpo. La amavo, questo era chiaro ormai e non sarei scappato senza di lei.
Mi scostai un attimo facendo incontrare i nostri sguardi e tenendo le mie mani sulle sue braccia.

Fuggiamo amore mio, lasciamoci tutto alle spalle

Speravo che avesse accettato, la mia era una preghiera che desiderava di avversarsi ed ora finalmente potevo raccontargli ciò che avevo in mente. Dovevamo scappare in un luogo sicuro ed al di fuori dal mondo, dovevamo scappare da ciò che perseguitava le nostre menti per essere finalmente liberi di amarci.

"Vieni con me nell'isola della regina nera, li potremmo vivere la nostra vita senza che nessuno possa obbligarci a tornare indietro"

Non volevo far sapere nulla agli altri intorno a noi e comunicai attraverso la mia mente. Avrebbero potuto sentirci, spiarci, impedire che fossimo felici.

Dimmi di si amore mio

Era la mia unica speranza e l'unica cosa da fare per amarla ed essere amato da lei. Dovevamo abbandonare ogni ricordo al nostro passato e pensare al futuro che avremmo passato insieme.

"Dobbiamo solo aspettare che un mio allievo, un mio amico fidato ci aiuti, l'ho mandato a cercare una nave con cui scappare via ed aspetto soltanto il suo ritorno, seguimi"


Mi diressi verso l'uscita del locale, avevo appuntamento con Tenma in un vicolo della città dove nessuno probabilmente ci avrebbe seguito ed avrebbe percepito i nostri piani.



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T e n m a
view post Posted on 28/11/2009, 18:29




La nave era pronta, ancorata al porto e Tenma era riuscito - tramite dei favori - a far ottenere a Nime e compagna il beneamato passaggio che li avrebbe condotti a vita nuova.
Era in ritardo, lo sapeva, ma s'era dovuto trattenere ben più del previsto a parlare con il Capitano: gli affari, sono sempre affari e vanno trattati con la massima circoscrizione ed urgenza. Giunto che fu, coperto da un manto color sabbia, giunse dunque nel luogo in cui s'erano dati appuntamento.
Giunto che fu, però, la cosa che lo lasciò sgomento fu trovarlo con una spectre: non poteva crederci.

"Maledizione!" Pensava l'avesse soggiogato e dunque non vi pensò due volte a caricare il suo cosmo ed a lanciare il suo colpo migliore. Fu un attimo, ed il Fulmine di Pegasus venne lanciato contro la ragazza: una miriade di pugni, un centinaio circa, tutti contro la spectre che ne sarebbe dovuta essere investita vista la sorpresa.
Non era colpa sua: purtroppo odiava gli spectre più di qualsiasi altra cosa!



Ot//Bon: il mio Pg s'accorge che lei è uno spectre e l'attacca, confido nei tuoi riflessi Nime :asd:
Ps. Invertiamo solo per adesso la turnazione facendo postare prima Nime :asd:\Ot

 
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Alexander Corvinus
view post Posted on 28/11/2009, 18:40




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Era arrivato alla buon ora Tenma, dopo avermi fatto aspettare così tanto, si presentò camuffato come se dovesse nascondersi da qualcosa o da qualcuno. Anch'io ero ammantato, la nostra missione era top secret.

Non salutò neanche, solo un'esclamazione e poi il suo cosmo si concentrò rapido nel pugno. Conoscevo bene quella tecnica, l'aveva perfezionata insieme a me nei nostri allenamenti e sapevo anche quali sarebbero stati i suoi effetti su Violet se l'avesse travolta senza armatura. Dovevo muovermi, più rapido del fulmine, raggiungendo la mia velocità limite per pormi tra lui e la ragazza. Concentrai il mio cosmo in un'istante anche se non feci in tempo a creare una difesa complessa, soprattutto non volevo che nessuno nelle vicinanze percepisse a pieno il mio cosmo o sarebbero stati guai.

Con un gesto della mia mano opposi una massima resistenza creando una barriera psichica, dovevo stare attento a non far male ne a Tenma ne a me stesso e contando soltanto sulle mie capacità psichiche. Non avevo mai mostrato le mie capacità davanti alla ragazza, ed ora non sapevo come si sarebbe comportata.

Fermo Tenma, fermo!

L'attacco si infranse potentissimo contro la mia barriera ma non avevo utilizzato abbastanza forza per fermare quell'assalto, dovetti comunque sprigionare parte del mio cosmo che andò a rivestirmi completamente ed infondendosi dentro alla barriera spegnendo così ogni singolo colpo del ragazzo ma evitando comunque che nessuno subisse eventuali contraccolpi.

Lei è ... con me

Specificai al ragazzo aspettando una sua eventuale reazione e spegnendo nuovamente il mio cosmo.


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Ora tocca a Violet, poi di nuovo a te Tenma




 
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view post Posted on 28/11/2009, 19:19
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» Violet - Silver Black of Sculptor- Energia Verde Post 1
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    Violet era felice di vederlo, era quasi fuori di se dalla gioia e lo fu ancora di più quando lo abbraccio; di nuovo sentì quel calore, quello che in fondo le aveva fatto tanta paura e che l'aveva fatta esitare sulla sua appartenenza all'inferno. La proposta, comunque, la lasciò di stucco: scappare, con lui. E non era tutto, sembrava dovessero recarsi su un'isola, Violet sapeva di cosa si trattava visto che aveva l'etichetta di essere rifugio di cavalieri eretici che complottavano contro gli Dei. Eppure lei sapeva che quello era l'unico modo di essere felici, dovevano abbandonare quelle stupide divinità che li costringevano a restare separati. In fondo era come se lo sapesse già, forse lo aveva sperato quando le aveva detto di incontrarsi lì, e adesso che lui aveva la soluzione ai loro problemi non intendeva tirarsi indietro. Gli sorrise abbracciandolo, aveva già detto tutto senza nemmeno parlare.

    Non hai bisogno di convincermi amore mio, ti seguirei ovunque, che vadano al diavolo tutti questi Dei.


    Non aveva esitato, però ora che ci pensava non aveva detto addio al suo amico Zellos, l'unica compagnia che avesse avuto in tutti quegli anni: stupido, sciocco forse, ma la sua unica vera amicizia nell'averno. Sapeva che gli sarebbe mancato, ma lui la capiva al contrario degli altri e sapeva che non l'avrebbe tradita; posò la mano in quella di lui e lo seguì senza alcuna remora verso questo luogo e questo allievo così devoto, doveva essere proprio una cara persona.
    Peccato che, non lo fosse affatto; difatti aveva percepito un cosmo ma non si era preoccupata, e fu solo l'intervento di Nime a salvarla se così si poteva dire. Violet era allibita, non riusciva a credere che quel ragazzino che doveva aiutarli, almeno secondo le parole di lui, si scagliasse contro di lei a quel modo ma comprese subito. Lei era una spectre e questo era l'atteggiamento che il mondo le riservava, lui glie l'aveva appena dimostrato ampiamente e ciò la rese triste. Era vero, nessuno poteva capire come una rappresentante dell'averno potesse essere pura di cuore eppure lei lo era. Il suo sguardo penetrante cercò quello del saint di nome Tenma.

    Dovresti fermarti a studiare le sfumature del cosmo prima di agire, accontentarsi di scoprirne la provenienza non basta a volte..


    Un dubbio, solo per un istante, aveva sfiorato la sua mente: era caduta in una trappola? Era possibile, erano due Saint e per quanto si fidasse di Nime.. Però l'aveva scacciato subito, lui si era posto in sua difesa e quindi fugato ogni qualunque dubbio; non serviva irritarsi anche se non riusciva a nascondere la tristezza che provava per quel pregiudizio, ma se avesse reagito contrattaccandolo sarebbe stato ancora più grave. In Ade aveva subito ben di peggio, quel ragazzo non ne aveva la più pallida idea e lei non voleva spiegarglielo, però voleva comunque essere rispettata. Si voltò verso Nime ma le parole erano rivolte ad entrambi.

    Se la mia presenza disturba, posso anche andarmene.


    Lei voleva continuare a seguire Nime, ma non voleva costringere l'altro ad accettare la sua presenza se non voleva.






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T e n m a
view post Posted on 28/11/2009, 20:02




"Ma...ma...ma è uno spettro!" Sentenziò, non prima d'aver udito le successive parole del suo maestro: ella era con lui! Non capiva, non riusciva sul serio a rendersi conto di quanto stava accadendo, ma il tutto era così veloce ed incalzante che gli ultimi avvenimenti gli stavano sfuggendo di mano: perchè? Non riusciva a spiegarselo e, seppur si fidasse ciecamente di quell'uomo qualche cosa non tornava davvero. Poi, ascoltò le parole di quella ragazza i cui ora erano in quelli del Cavaliere. Una affermazione in cui poteva leggersi tristezza e null'altro, senza contare la successiva affermazione cui Tenma cercò di non far caso.

"La nave è ancorata al Porto: mi sono preoccupato personalmente di farvi avere una cabina ove potrete trascorrere il viaggio in assoluta comodità. La partenza è prevista tra un'ora, cercate di non fare ritardo!" Disse, rimarcando su quest'ultima parola, prima di raccogliere da terra il manto e coprirsi ben bene. Sperava che andasse tutto liscio: sapeva quanto poteva essere fastidioso e tedioso essere scoperti in operazioni del genere.

 
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Alexander Corvinus
view post Posted on 2/12/2009, 15:39




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Seguimmo il ragazzo fino al porto, fu gentilissimo a scortarci per darci una mano, avrei voluto che anch'egli seguisse la nostra scelta e che non continuasse a servire quegli uomini inetti che senza motivo si sentivano migliori di altri. Avevo sempre avuto una concezione diversa dei cavalieri, ma ultimamente si erano messi al di sopra di ogni autorità senza continuare a svolgere le loro effettive manzioni, difendere l'umanità. La nave una volta a bordo sembrava tranquilla, il capitano era stato pagato abbondantemente e di certo non si sarebbe opposto a nessuno di noi due. Gli uomini temevano quelli come noi e mi conoscevano anche bene, sapevano di cosa ero capace.

Tenma, vieni con noi ...


Lo desideravo dal profondo del cuore, non avrei di certo abbandonato un mio fratello nelle mani di quegli uomini inutili e comunque ero certo che se si fosse scoperto che ci avesse aiutati a fuggire sarebbe stato punito ed io questo non lo desideravo.


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view post Posted on 2/12/2009, 21:49
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» Violet - Silver Black of Sculptor- Energia Verde Post 2
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    Violet non replicò all'affermazione del ragazzino, era giovane e certamente aveva un pregiudizio radicato. MAgari aveva anche i suoi ottimi motivi per odiare gli spectre, non stava certo a lei giudicare. Per fortuna tutto rientrò nella normalità e seguì i due verso il porto condsapevole che stava dicendo addio a tutto, ma non era doloroso.Nella vita finora non aveva avuto nulla, solo apatia, crudeltà e abbandono: si può avere nostalgia di cose simili?
    No.
    Non si oppose certo alla proposta di Nime di far si che anche il ragazzo andasse con loro, ci sarebbe solo stata attenta nel caso avesse accettato. Attese, silenziosa, senza staccarsi dal fianco di Nime.





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T e n m a
view post Posted on 2/12/2009, 23:30




"Mi spiace Nime, ma non posso venire con voi: ho una missione da portare avanti e continuerò a farlo sotto l'egida di Atena..." Disse fiero e senza alcuna remora, seppure il suo desiderio fosse quello di seguire il suo maestro, fratello ed amico. "...sai che non approvo questo tuo viaggio ma, d'altro canto, ti appoggio ed è per questo che ho voluto aiutarti: sta tranquillo, verrò a trovarti..." Sorrise ingenuamente, lasciando che delle lacrime solcassero le sue gote ormai rosse. Strinse i pugni e nascose il capo nel cappuccio: odiava farsi vedere in quello stato. "...vivi per la tua vita, amico mio, e sii felice: veglierò anche per te nel mondo, perchè partirò per un lungo, lunghissimo viaggio intorno al globo; sono troppe le ingiustizie, troppi i patimenti..." Ricordava con tristezza solo quanto successo nel suo villaggio e pensò che vi dovessero essere situazioni simili alla sua nel mondo intero. "...voglio seguire i tuoi insegnamenti e vivere libero come Cavaliere d'Atena: penso che la dea appoggi pienamente il modo di vivere ed anche se agli altri potrò apparire come un traditore o uno stupido visionario, voglio credere in ciò che mi hai insegnato: il mondo può divenire un posto migliore." Con un balzo scese dalla nave e da lì lanciò un ultimo sguardo ai due, alzando la mano destra in segno di saluto: la nave era ormai in partenza. "Sii felice insieme a lei e ricorda che puoi chiedermi qualunque cosa ed io ti raggiungerei anche nell'inferno più lontano..." Un sorriso si venne a formare sul suo volto, prima di poter dire quella parola che gli avrebbe lasciato la speranza. "...addio."

 
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Alexander Corvinus
view post Posted on 6/12/2009, 03:20




Erano passati parecchi giorni ormai da quando avevamo abbandonato Tenma al porto di Atene. Avevamo trascorso il viaggio molto tranquillamente e le persone sulla nave sembravano totalmente ignorare la nostra presenza. Soltanto il capitano era a conoscenza di chi fossimo, ma forse per paura o perchè riccamente ricompensato non disse mai nulla su ciò che stavamo facendo.

Dopo circa una ventina di giorni di navigazione passati a scoprirsi sempre di più io e Violet eravamo vogliosi di scoprire la nostra nuova terra, la nostra nuova casa. Avevamo già fatto dei progetti, messo su dei piani, dovevamo continuare ad accrescere la nostra forza ed il nostro potere che ci sarebbe servito soprattutto per difenderci nel caso in cui qualcuno del nostro passato fosse tornato a rovinare la nostra pace.

Eccoci amore mio, siamo finalmente arrivati


Sentivo chiaramente l'odore di zolfo che proveniva da quell'isola. Era più vicina all'inferno di qualsiasi altro posto al mondo e forse Violet si sarebbe trovata a suo agio in quell'ambiente. Era soltanto una base, poi avremmo trascorso il nostro tempo viaggiando di posto in posto. L'Equador era una bella regione e l'avremmo visitata spesso, di tempo ne avevamo fin troppo.

Corsi fuori dalla cabina camminando rapidamente sul pontile della nave per andarmi ad affacciare sulla prua, speravo che lei mi avesse seguito in modo da poter ammirare insieme la nostra nuova città. Non era proprio il posto più bello del mondo ma finchè saremmo rimasti insieme nulla avrebbe potuto portarci via la felicità.
 
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view post Posted on 7/12/2009, 19:12
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Dubbi nel Cuore






» Violet - Silver Black of Sculptor- Energia Verde Post 4
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Narrato | Pensato | Parlato






    Venti giorni possono sembrare tanti se vengono trascorsi in modo monotono e assolutamente vano, tutto il contrario invece se queste giornato vengono passate assieme a qualcuno che si ama e dal quale si scopre sempre più di non volersi separare nemmeno per un istante.
    Le giornate si susseguivano così, tra mille progetti, sembrava che ci fossero mille cose che potevano fare insieme e sembravano tutti e due ansiosi di cominciare questa nuova vita insieme, sembrava che il futuro avesse mille promesse.
    E finalmente eccola l'isola misteriosa, l'odore di zolfo si sentiva anche da li mentre osservava assieme al ragazzo sulla prua quella visuale: visto così sembrava quasi l'inferno, ma anche se fosse stato peggiore a Violet non sarebbe importato proprio nulla, l'importante era che fossero assieme.





Info.

Condizione Fisica: Ottima
Conizione Psicologica: Piena di aspettativa
Energia residua: 100%
Stato Cloth: Non indossata
Riassunto Azioni: //
Abilità Usate: //
Tecniche Usate: //






 
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