Alexander Corvinus |
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Riposavo, il sole era ormai tramontato ed i nuvoloni stavano riversando su Atene un'infinità di acqua. Fortunatamente io mi ero riparato sotto il tetto della mia casa, in pantofole e pigiama accanto al caminetto acceso. Avevo fatto una bella scorta di legname, l'avevo anche pagata fior fior di quattrini, ma tanto avevo fatto mettere tutto sul conto del Gran Sacerdote.
"Niente è così rilassante quanto la pioggia, il camino, e la propria casa immersa nel silenzio"
Solo lo scoppiettare del fuoco riuscivo ad udire in quelle ampie navate che un tempo ospitavano scontri leggendari. Non mi sembrava di percepire nessun pericolo, e mi ero messo seduto sulla mia calda poltrona, avvolto da una piccola copertina di pile, a leggere il mio libro preferito.
Poi una strana sensazione, come se si stesse avvicinando un uragano, non di quelli naturali, quelli arrivano, passano e se ne vanno e di solito non mi han mai dato motivo di lamentarmi di loro. Tutt'altro, c'era qualche rottura di scatole alle porte, ma a differenza delle altre volte non proveniva dalla porta d'ingresso, bensì da quella posteriore.
"Ecco Kein che è venuto a rompere anche nel mio giorno libero"
In realtà non avevo giorni liberi, però di tanto in tanto approfittavo della tranquillità di quel palazzo per ritemprare un pò la mia mente. Questo giorno era uno di quelli che era cominciato eccezionalmente bene ma che doveva finire senza dubbio con un qualche bisticcio.
Entra su, muoviti e chiudi le porte che sennò tira corrente
Lo dissi senza pensarci, ancor prima che lui si presentò alla mia porta, soltanto dopo mi arrivarono le sue parole. Di certo non ero totalmente presentabile, sembravo più un vecchio bacucco che un cavaliere d'oro ma diamine, ero nella mia casa, ed a casa mia faccio quello che mi pare.
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