Quando Andromeda gli trattenne la mano contro il suo viso, fremette.
Il volto era calmo, non tradiva la benché minima reazione, o forse, solo un leggero rossore aveva tinto il suo volto, eppure il suo cuor batteva impazzito, incontrollabile alle leggi della ragione e della razionalità, governato piuttosto dalla bramosia, suscitata in lui dall’amore.
Non sapeva se ciò che stava provando fosse davvero amore, non l’aveva mai sperimentato prima, ne aveva sempre e unicamente sentito parlare; non l’aveva mai bramato, non era colui che se non era solo andava a cercarsi compagnia, preferiva rimanere da solo, coi suoi pensieri.
Ricordava un musico francese che intonava, dinanzi ad’un infuocato tramonto su Paris “on peut vaicre avec une épée et etre vaincu par un baiser” (si può vincere con la spada ed essere vinti da un bacio). Era vero, e chissà perché, nonostante l’avesse ascoltato per caso, se lo ricordava tutt’ora, lui che non aveva mai conosciuto né amore né amicizia ed ora entrambe gli erano state presentate.
Tenne stretta delicatamente la sua mano e la osservò.
Il suo viso era incantevole, grazioso, i lineamenti perfetti, le iridi, un misto tra il violaceo e il castano, mostravano tutti i patimenti che avevano attraversato, pure, celato, ne riusciva a scorgere l’antica gaiezza, infine gli splendidi capelli corvini, tenebrosi, intensi.
Ma non era solo per l’aspetto fisico. Lei era stata l’unica a donargli la sua amicizia, a costruire infine un legame ben più profondo, consolidato in attimi d’eterno.
Si avvicinò ulteriormente, con dolcezza, inclinò leggermente il capo, poi chiuse gli occhi e la baciò.
sono una frana a descrivere queste sitauzioni T_T! Perdonami!