CITAZIONE
Amen – The Chosen One – Black Bronze Saint del Cigno
"Sono andato al Giardino dell'Amore,
E ho visto ciò che non avevo mai visto:
Una Cappella era costruita nel centro,
Nel luogo in cui io ero solito giocare sull'erba.
E i cancelli di questa Cappella erano chiusi,
E "Tu non devi" era scritto sull'ingresso;
Così sono tornato al Giardino dell'Amore
Che è fecondo di così tanti e dolci fiori;
E ho visto che era pieno di tombe,
E pietre sepolcrali dove avrebbero dovuto esserci fiori,
E Preti in vesti nere vi giravano attorno,
E incatenavano con rovi le mie gioie e i miei desideri."
[W. Blake]
Chapter One – Introduction
Solo, ancora, ma non per molto.
Vagava il santo nero per la sua isola, pensando a quello che sarebbe dovuto essere e che ancora non era. Non c’era esercito, in quel mondo, che comprendesse l’essenza dell’Ios, né tantomeno uomo disposto a liberarsi dalla schiavitù del credo per abbracciare la libertà e la sua dolcissima essenza.
“Questo Dove è soggiogato all’apparenza, ed il mio potere è troppo limitato perché possa avvenire un cambiamento.”Disse quelle parole ad alta voce, come se un interlocutore si frapponesse tra egli e la sua stessa solitudine, ma la verità era che era sempre, ed innegabilmente, solo. Pur tuttavia parlò a voce alta perché fosse una presa di coscienza, perché anche il Ka gli venisse incontro, e poiché il libero arbitrio viaggia su di una immensa ruota, il cambiamento arrivò dopo pochi istanti…
Camminò per l’isola ancora un poco, rievocando alla mente i giorni del passato. I giorni da Re. Per caso, o forse perché così doveva essere, si ritrovò, nel corso del suo peregrinare, alla cappella di San Raffaele Arcangelo. Un tempo luogo di culto, ed in quel momento poco più che una cascina decadente. Era stata eretta durante l’epoca in cui gli Europei, ed in particolare gli Spagnoli, si spingevano per mare in cerca di ricchezza. Per caso dovevano essere incappati in quell’isola inospitale e li avevano eretto la piccola cappella. Era stata una chiesa antica e frequentata da marinai poi, chissà quando e perché, era stata trasformata in un luogo ove il culto dell’Uomo-Gesù era stato sostituito dal verbo dell’oltretomba. Simboli di massoneria e satanismo si univano in quel luogo unico che, sempre per volere di una beffarda casualità, era divenuto anche un punto d’ingresso per il mondo di Amen: Wonderland. Ora le porte per il regno delle Meraviglie erano chiuse, sigillate per sempre dalla fallimentare sovranità dello stesso figlio di Nihil, ma Amen non mancava di visitare la cappella con una certa frequenza, per poter osservare il meraviglioso specchio che era custodito al suo interno, capace di mostrare, a chiunque pagasse l’adeguato tributo, quello che “poteva” (e non necessariamente era) il suo futuro.
Sorrise nel vedere all’ingresso della cappella la scritta
"Tu non devi", baluardo dei comandamenti della fede dell’Uomo-Gesù, ma sorrise ancor di più quando trovò, all’interno della chiesa, un folle che, chissà per come, si era spinto in casa sua senza permesso.
Non percepì Kosmos, non percepì rumore né odore, ma solo la figura sottile di una creatura. Un’entità misconosciuta. Un visitatore.
Il Fallen King non si scompose, ma rese al suo nuovo interlocutore il beneficio del dubbio. Dimostrò in ogni caso di non avere piacere nell’avere intrusi in casa e pertanto palesò il suo Kosmos oltremodo. Il visitatore avrebbe quindi intuito di restare al suo posto e, soprattutto, di non fare cazzate.
Era ammantato da una cappa lunga e scura, il cappuccio calato non dava adito a possibilità di intendere se fosse uomo o donna, né tanto meno quali fossero le caratteristiche del suo volto. Arrivato che fu Amen, egli (o ella) si girò lentamente. Stava osservando lo specchio, probabilmente senza conoscerne il vero utilizzo. Si girò, e rivolto verso Amen non disse nulla e non si mosse.
“Chi sei –disse marziale e deciso il cavaliere-
e che cosa vuoi da me?”La figura ancora non si mosse e non parlò.
“Bada bene stranger, non ammetto che si metta piede impunemente in casa mia!”Palesò ancor di più la sua ira, casomai non fosse stato chiaro al figuro il messaggio che preventivamente il Re aveva lanciato per mezzo della sua aura cosmica. Tuttavia il figuro non parlò, quanto piuttosto, lentamente, cominciò a divenire incorporeo e, come una folata di vento, sparì in una sottile coltre di nebbia.
Amen non si scioccò, ma restò comunque perplesso. Una figura irrompeva nel suo Tempio senza dir nulla, e con la rapidità ed il silenzio con il quale era giunta, adesso spariva! Non ebbe tempo di ponderare l’accaduto, che dall’alto, quasi piovesse dal cielo o dal soffitto della cappella, scese giù una lettera.
La busta di carta gli piombò tra i piedi dopo brevi volteggi nell’aria, lui si chinò e la raccolse, riconoscendo la ruvidità di una carta vecchia, quasi medievale. Ingiallita e sigillata con della ceralacca, la busta cedette i suoi segreti a Nihil che, badando a non distruggerne il contenuto, staccò il sigillo di cera con gesto delicato. All’interno ne ricavò un foglio, anch’esso ingiallito e ruvido, sul quale con inchiostro stilografico e con mano ferma era stato scritto una sorta di invito, o forse un monito.
“Con la prossima luna piena
Al tempio del cavallo bianco
Le ombre devono essere solo le nostre.”
“Cavallo Bianco” disse Amen a voce bassa, scavando nella sua memoria storica in cerca di nozioni, informazioni o semplicemente ricordi.
Aveva idea di conoscerlo, forse di esserci addirittura stato. Nel suo mondo era stato un vecchio tempo dedicato all’anno del Cavallo. Si trovava i Cina, e li aveva avuto un incontro con un bonzo buddista, dettosi servo del volere di 108.
“Non può essere una semplice coincidenza…. Questo è il volere del Ka e della passione del Numero…”Strinse la carta tra le mani quasi stesse cercando si ucciderla. 108, il numero della rinascita. Ancora, di nuovo.
“il ciclo dovrebbe essere finito! Perché questo numero continua a perseguitarmi?”Uscì dalla cappella con tante domande, e purtroppo nessuna risposta. Il messaggero di nebbia, il misterioso interlocutore, benché certamente non fosse un servo del Ka, sembrava adempiere a quello che era il desiderio di cambiamento di Amen, quella volontà di potere palesata quella stessa mattina ma perché? Perché tirare in ballo il 108? Morire e rinascere? Annichilire? Risorgere e conquistare?
Amen cominciava ad odiare il ciclo della sua vita, l’eterna ripetizione, l’infinito dolore del fallimento. Scagliò un pugno saldo alle pietre di Golconda, la chiesa del male, ed esse si spaccarono cadendo al suolo. L’incrinatura del muro risalì sino all’arcata e li, dove capeggiava il baluardo del credo del Dio cristiano, vi si creò una profonda frattura.
“Ho bisogno di risposte, ho bisogno di comprendere…”Bruciò il suo Kosmos affinchè la carta tra i suoi pugni si ghiacciasse e si spaccasse in mille pezzi poi, con la rabbia nel cuore, si avviò verso il porto per intraprendere il suo nuovo viaggio.
“Molti luoghi di questo mondo combaciano con quelli del mio. Se c’è possibilità che quetso misterioso ospite sia in Cina, io lo scoprirò e lo troverò!”Il ciclo era dunque ricominciato.