La Fredda Vita - The Flashback!, Quest for Violet

La piccola baita tra i ghiacci siberiani era appena riscaldata dalla stufa a carbone, acquisti mai troppo rimpianto, il che rendeva l'ambiente decisamente più confortevole e soprattutto, caldo. I fratelli Frost si erano trasferiti li da qualche anno, per fuggire via da una vita che li aveva resi dei reietti, e Violet e Jack sembravano aver ormai ammortizzato, con una vita semplice e senza pretese, il peso del passato con la speranza per un radioso futuro.

La casa, dicevamo, era piccola e calda. di legno e pietre, il che la rendeva adeguatamente ventilata, ma anche termicamente molto stabile. In quei frangenti Violet era sola, si occupava di rassettare, rammendare ove ce n'era bisogno, conciare le pelli e cucinare. Jack invece era fuori, a caccia, quel giorno da solo.

La ragazza aveva presentimenti poco felici, ma decise di non tenerne conto. aveva a disposizione una bella pelle di renna, e per l'imminente compleanno del fratello aveva deciso di confezionargli un bel cappotto, caldo e resistente. Scacciò via i cattivi pensieri come avrebbe fatto una sferzata di vento sulla neve, e continuò a cucire, con il grosso ago per pelli, lo splenddo cappotto. Tra poco sarebbe tornato Jack...

Jack rincasò che era ormai tardi. La battuta di caccia era andata malaccio, aveva trovato giusto un paio di lepri e nulla di più. Aveva quasi perso la cognizione del tempo li fuori nella neve, data la voglia che aveva di rimpinguare le scorte di carne prima che il “grande freddo” facesse sparire tutti gli animali. Tuttavia era stata comunque una caccia magra, e dato l’orario era stato costretto a tornare indietro.
Quando fu in casa, la prima cosa che fece fu assicurarsi di non fare rumore. Data l’ora non sarebbe stato impossibile trovare Violet già dormiente, e difatti così fu. Trovò la sorella assopita dinanzi al camino, e subito fu percorso dal dubbio sullo svegliarla o meno. La tavola era imbandita a festa, del resto era il suo compleanno.

“me ne sono completamente dimenticato…” disse rammaricandosi ancor di più del suo ritardo poi, posate le carcasse delle lepri su di un tavolo e posati arco, lancia e frecce, sorrise dolcemente guardando la sua sorellina, e nel mentre le carezzò il volto con la sua mano gelida, ancora intorpidita dal freddo che regnava incontrastato fuori.

“Violet… svegliati, sono tornato a casa. Perdonami sorellina… ho fatto tardi.”

Ed attese che la sorellina si svegliasse.