Il re nudo

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"kamuro"
view post Posted on 28/8/2009, 14:30




Giro in giostra.
Un nuovo inizio.
Tutto ritorna alle origini.



E' passato diverso tempo per il solitario figlio del nulla da quando Wonderland crollando su se stessa ha liberato la vettoriale energia racchiusa in se mandando letteralmente a puttane il continuum spazio temporale della propria realta'. A seguito di cio' un'infernale girovagare di alternanze dimensionali senza fine sembrano condurti verso un'oblio che non conosce fine ne tantomeno pace facendo scempio del corpo di puro Kosmos di colui che un tempo era diventato il profeta attorno al quale s'erano riuniti i piu' terribili esseri di tale "realta'".

Tuttavia in quell'infinito oblio composto da un'alternanza di dimensioni ed eventi probabilistici infine intervengono le tenebre a portar meritato riposo al figlio del nulla. Forse perire non sarebbe cosi male dopo tutti gli strazi che hai subito.

Poi venne la luce.


E'mattina, i raggi d'un pallido sole illuminano parzialmente quella sobria stanza mentre il continuo tubare d'una coppia di piccioncini ti rendono piu' lieto il risveglio. E' un ottimo mattino per cominciare con ispirazione una nuova tela. Il tuo nome e' Vincent Venegance, pittore fallito di professione.

SPOILER (click to view)
Bene caro, in questo "QUANDO" Vincent non sembra sentire i soliti gemelli.. :)
Finisci il post mentre ti metti a dipingere, soggetto e luogo li lascio a te.. Ps. Se vai nel laghetto dei cigni t'avverto che Amen non te lo faccio risvegliare
 
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REdeiDESIDERI
view post Posted on 28/8/2009, 16:33




CITAZIONE
† Amen, Addestramento per la Black Bronze Cloth del Cigno

~ Last Chapter † The Fallen Son † Goodbye Wonderland

Fu un tremito quasi impercettibile quello che percepì lo spirito, quando nella realtà, invece, il mondo stava collassando pezzo dopo pezzo. Era in piedi, accanto alla grossa finestra posta all’ultimo piano della torre, stringendo in mano una sfera di cristallo vi vide all’interno il suo riflesso e pensando che ancora una volta quello non fosse altro che il riflesso di suo padre, lanciò la palla di cristallo in terra per infrangerla in migliaia di scintillanti frammenti.
Lo sguardo poi si alzò di nuovo, vide gli uccelli Jab Jab volanti attorno alla torre cadere ad uno ad uno al suolo, morti e secchi quasi fossero più che altro fatti di malto e pietra più che di carne e sangue. Un boato lontano avviso il mondo che Hueco Mundo, da qualche parte, aveva schiuso i suoi cancelli alla luce del creato cadente ragguagliando, con il boato appena udito, che anche lo Snark aveva rimesso piede nel mondo, pronto a liberare una goccia di caos in più in un mare magnum di corruzione e morte.

“poco male” -disse tra se e se con estrema calma- "quel che potevo fare l'ho fatto...". E nel mentre anche le pietre infinitamente immobili della Torre Nera cominciavano a emettere i primi timidi tremolii. Chiuse pertanto gli occhi quasi in una smorfia di dolore, ripensando agli immensi sforzi affinchè il suo regno restasse in piedi, e ripensando anche a quanto vani quegli stessi sforzi erano stati. In quel momento avrebbe desiderato non essere solo, per la prima volta persino la voce di Vincent non gli sarebbe dispiaciuta. Morto il Jabberwock dentro se, immolatasi la nera creatura per dare una botta di forza in più alla nera e vecchia Cloth di Black Virgo, Amen si era sentito sì più forte ma infinitamente più solo.
A metà tra chi sta per dare di matto e chi sta per piegarsi su se stesso e lasciarsi morire, si avviò verso il suo trono nero come la notte e li si sedette, sistemando il mantello rosso cremisi che era appartenuto al Re Rosso, poggiandosi l’elmo sulla gamba destra, e poggiando la testa sul pugno chiuso della mano sinistra, quasi dovesse ricevere a corte l’ennesima visita di Gabriel, metà chirurgo e metà saltimbanco, o magari di Marzius desideroso ancora di sfidarlo ad una “amichevole” schermaglia a scacchi.
Così non sarebbe stato, il Kosmos tremò ancora, stavolte più forte e potente. La torre emise un verso più simile al lamento di una fiera che al cigolio di mura e legno del quale era (solo in parte) composta. Dal di fuori si sentirono sorrisi, urla, grida, pianti, righi, crepiti, rumori, odori, ricordi: erano le rose del Can Ka-No Rei che appassivano ad una ad una, portando con loro tutto quel che dei vari mondi avevano registrato. Morendo come se con ognuna di esse morissero un milione di universi!
Restò seduto, impassibile, mentre il cielo smetteva di essere, e così con esso smetteva di essere la materia della terra. Rimase impassibile quando sentì il Kosmos piegarsi su se stesso di nuovo, ancora, forse per l’ultima volta. Rimase impassibile quando percepì distintamente l’ultimo vettore infrangersi dando il colpo di grazia a qualsiasi creatura fosse rimasta ancora viva (Snark compreso). Così morì… in maniera impassibile.
La Torre Nera, Nexus dei mondi, massima costruzione di Wonderland, baricentro dell’universo dimensionale, cadeva adesso in pezzi schiacciando sotto il peso di un milione di milioni di mondi il suo tracotante Re Nero. E così Amen Vegenance morì.
Vi fu un esplosione sorda di energia rilasciata con il vigore di un ennesimo Big Ben (illusi voi che credete ve ne sia stato solo uno!), poi una mescenza di neri e grigi e blu. Poi infine arrivò una luce bianca, ma ad allora dalla morte di Amen erano già passati eoni…




CITAZIONE
† Vincent Vegenance ~ First Chapter † The Dream

Quella mattina Vincent si svegliò di buon umore, un tubare poco distante dalla finestra lo fece sorridere mentre si alzava dal letto. L’Estate si andava concludendo, Londra si riempiva di nuovo di londinesi e si svuotava di turisti, sarebbe dovuto scendere in strada il prima possibile se voleva che qualche coppia di ragazzotti in visita a Kensington lo interrogasse sul prezzo dell’ennesimo melenso ritratto, tuttavia la fretta non trovò strada in lui più di quanto avesse fatto, quella mattina, una forsennata ispirazione!
Si alzò con la solita placida flemma, scansando panni sporchi sparpagliati a terra come mine su un campo da guerra e, piano piano, se ne andò in bagno. Ne uscì una mezz’ora più tardi, più fresco e con il volto carico di voglia di dipingere. Si legò i lunghi capelli neri in una liscia coda scura e inforcati i sottilissimi occhiali si mise davanti alla tela e cominciò a rimuginare su quanto quella notte aveva sognato.
Nel sogno Vincent aveva visto una distesa rosso cremisi, un luogo bellissimo: un campo di rose rosse. In mezzo ad esso si ergeva una torre scura senza porte e con una sola finestra, una terrazza, posta alla sua sommità che dava sul campo di rose quasi fosse li affinchè il proprietario della torre si affacciasse per sorvegliarlo. Lontano, tra lui e la torre, vi era un uomo nudo. Un uomo che sembrava somigliarli tanto, ma che in effetti non era lui. Era un uomo triste, un uomo solo, un uomo che le rose di quel campo chiamavano Re. Un re svestito in mezzo alle rose, un Re nudo.
Aveva una memoria fotografica invidiabile, ma mai come allora un sogno gli si era impresso così vividamente nella mente, la cosa per un attimo quasi lo turbò, lo inquietò, ma fu solo un istante, quasi un riflesso incondizionato della mente e dello spirito. Accese la radio per sentire quel che nel mondo accadeva (spesso ne aveva tratto anche ispirazione), aveva appena deciso che le coppiette di Kensington potevano anche andare a farsi fottere, quella mattina voleva dipingere solo per se! Andò verso una piccola libreria di legno che lui stesso aveva messo in piedi con gli scarti di una falegnameria pagati per qualche sterlina, raccattò tutto il nero ed il rosso che gli sarebbe servito per la sua tela.

“di nero e rosso quel Re nudo deve averne visto tanto, spero di farcela con la tempera che ho…”

Poi prese ben sette pennelli diversi (mai ne usava così tanti insieme perché i pennelli di crine costavano Dio solo sapeva quanto!) ed inforcata la tavolozza sulla mano cominciò a dipingere il suo personalissimo sogno. Di norma non era suo uso cominciare a dipingere un quadro dal mezzo (troppi problemi di prospettive, volumetrie e spazi), ma stavolta un istinto incontrollabile gli chiese di andare avanti a piccoli passi: sarebbe partito dal Re, una piccola figura rosa al centro del quadro, poi sarebbe passato alla imponente torre, già ribattezzata “La Torre Nera”, poi avrebbe dipinto le rose, spettacolari, quasi universalmente riconoscibili come “le rose perfette” e poi avrebbe colorato il cielo, scuro, buio, a metà tra il grigio ed il cianotico. Un cielo triste da funerale.
Ci avrebbe messo quasi tutto il giorno…
 
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"kamuro"
view post Posted on 28/8/2009, 20:10




E proprio tutto il giorno v'impieghi. Come preso morbosamente dal riversar tutta la tua arte sulla tela, il tempo attorno a te sembra trascorrere in maniera del tutto anomala, al punto che quando le tue mani dipingono finalmente l'ultima mezza tonalita' d'una nube solitaria, sembri tornare alla realta' realizzando che la luna e' gia' alta in cielo, al posto del tubare di piccioni ora v'e' un'inquietante nugolare di civette ed improvvisamente ti cominci a sentire decisamente provato, come se fossi esausto a causa d'una grande corsa ma amplificato di migliaia di volte. Il tuo lato razionale associa immediatamente il tutto al fatto d'esser senza ciao praticamente dalla sera precedente, eppure in fondo non e' cosi. Come ti soffermi a rimirare per l'ultima volta la composizione, il tuo sguardo sembra incrociarsi con colui pittoristicamente definito come il re della vela. V'e' qualcosa di straordinario in quella figura, sembra quasi al pari d'una monnalisa decaduta, dotata di vitalita'. Come il vostro sguardo s'incrocia, come completamente privato delle forze, cadi privo di sensi a terra. Le tenebre ti chiamano.

Poi la luce.

Ti risvegli leggermente frastornato nel tuo frugale letto ed immediatamente ti precipiti a rivedere la tela. Essa si trova al suo solito posto, tuttavia il Re nudo.. Tiene in mano un libro. Un libro color ebano che sembra tentar di fuoriuscire dal dipinto. Sulla copertina puoi leggere un'incisione.

Trough the mirror. Meet me at the seventh Craven Road, Mario's restaurant.

Le tue dita sono sporche di tempera, primi segni di cedimento?
 
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REdeiDESIDERI
view post Posted on 28/8/2009, 21:07




CITAZIONE
† Chapter 2 ~ L'invito

Dipinse, e lo fece con una morbosità folle, quasi si sentisse dentro bruciare tutto il fuoco dell’arte pittorea del quale era padrone. Intanto, attorno a lui, il tempo trascorreva con la tirannia con cui si accudisce sugli uomini trasformando il giorno in notte, e l’allegro tubare dei piccioni nel silenzio di una metropoli assopita con le sue saltuarie civette. Si fermò ad osservare il quadro, lo osservò accuratamente rendendosi conto, senza imbarazzo, che quello era probabilmente il dipinto più bello che avesse mai creato! Si sentì stanco, ma di una stanchezza quasi innaturale, come se avesse fato lo sforzo più grande del mondo senza che il suo corpo avesse apprezzato la cosa. Pensò di subito alla fame incalzante, e come biasimarlo? Non mangiava da un intero giorno, eppure percepì che forse così non era, la fame non c’entrava nulla. Quasi era tentato dall’andare a farsi una doccia, magari scendere a mangiare un boccone per riprendersi dal misterioso ed immane sforzo, quando ecco che si trovò a scrutare di nuovo, ossessivamente, il quadro. Al centro, quell’uomo dal volto sfregiato, sembrava fissarlo con sguardo a metà tra la tristezza ed un immotivata severità, lo osservò incrociando lo sguardo con la figura sul quadro, e per un attimo la temette! Non ebbe il tempo di sentirsi uno sciocco a temere la figura di un quadro (un quadro che lui stesso aveva dipinto!) che cadde a terra svenuto in un sonno profondo.
Si svegliò che era ancora notte, era sul letto, steso tra le sue lenzuola e stranamente non se ne stupì, piuttosto si portò una mano alla testa e si ritrovò a sporcarsi la fronte di un qualche tipo di tempera, forse la stessa che aveva usato per dipingere il quadro del Re Nudo. Si alzò barcollante, alcune luci nella stanza erano accese: quelle che davano all’angolo dove c’erano le tele, e quelle che illuminavano il quadro dipinto nel pomeriggio.
Lottò con tutto se stesso per non guardare quel maledetto quadro, ma poi lo scrutò fugacemente per poi soffermarsi a ri-ammirarlo. Era sempre li, sempre bellissimo e maledettamente misterioso, sembrava tutto in ordine se non chè, il re, adesso, stringeva tra le mani un piccolo libro nero.

“è impossibile…”

Disse indietreggiando, mentre con una smorfia di terrore volle portarsi le mani al volto per coprirsi lo sguardo. Gli sembrava un incubo, un maledetto e fottuto romanzo di Stephen King, poi, si riprese un secondo quando si rese conto che non c’era alcuna magia. Il dipinto lo aveva modificato lui stesso! La prova: le mani sporche di tempera fresca. La stessa tempera che gli aveva sporcato la fronte svegliandosi qualche minuto prima.

“nottambulismo, non c’è altra soluzione!”

Lottò di nuovo per non guardare, si girò di schiena, per poi girarsi di nuovo, e poi ancora di schiena, ed alla fine di nuovo volto al quadro. Un pazzo! Un folle! Un matto! La curiosità vinse la paura, una voce nella testa fatta di puro istinto sconfisse la codardia e sistemandosi gli occhiali sul volto si avvicinò tanto al quadro da poter vedere le pennellate. La sua concentrazione si focalizzò sul piccolo libro nero in cui il Re sembrava assorto. Con sforzo lesse sulla sua copertina persino una piccola frase: “Trough the mirror. Meet me at the seventh Craven Road, Mario's restaurant.”

Strizzò gli occhi come per convincersi che fosse tutto un sogno. Craven Road, non troppo lontana, ma neanche vicinissima…

“forse sto impazzendo, altrimenti tutto ciò non ha alcun senso!”

Disse andandosi a lavare le mani in bagno. E nel mentre apriva l’acqua si guardò allo specchio rimuginando nella testa pensieri a metà tra incredulità, paura, dubbio, perplessità e curiosità.

“Craven Road, al numero sette… non ci sono mai stato, ma allora perché l’ho scritto? Tutta questa storia non ha senso, deve essere uno scherzo, o un maledettissimo trucco.”

Si sciacquò le mani con molta lentezza finchè esse non furono pulite, poi si diede un ultima guardata allo specchio e in silenzio, con i movimenti rapidi di chi ha preso una decisione folle, uscì dal bagno, prese le chiavi di casa e varcata la soglia della porta si diresse verso il numero sette di Craven Road. Destinazione Ristorante di Mario.

Edited by REdeiDESIDERI - 29/8/2009, 01:32
 
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"kamuro"
view post Posted on 30/8/2009, 08:28




Infine t'incammini verso la via indicata dal dipinto. Un'atmosfera magica sembra avvolgere le strette vie di londra quella sera. Tuttavia non un'anima, non una macchina in movimento sembrano traversare la strada, come se il regno della Notte volesse lasciarti come suo unico abitante incontrastato. Infine scorgi l'insegna del locale mentre svolti l'angolo per Craven Road. Tuttavia una volta innanzi al ristorante trovi la saracinesca tirata giu'. E' chiuso. E come biasimarlo del resto?? Non hai idea di che ore siano, tuttavia non e' difficile approssimarsi a dire che siano piu' o meno le quattro/cinque di mattina. Sostando alcuni istanti attorno al ristorante, un gatto improvvisamente attraversa la strada da cui sei venuto, un gatto nero che si sofferma nei pressi d'un bidone della spazzatura e ti osserva. Non gli presti troppa importanza, se non fosse che sembra l'unico essere vivente in tutta londra quella notte probabilmente non gli avresti fatto neppure caso. Se deciderai d'avvicinarti, esso si limitera' ad allontanarsi d'una decina di metri e dopo che vedra' che le acque si saranno calmate, tornera' placidamente ad osservare le tue mosse dal secchio d'immondizia, continuando ad osservarti finche' non te ne andrai. Se deciderai infine di tornare a casa, mentre ripercorri la strada al contrario, una volta svoltato l'angolo della Craven Road la tua attenzione tuttavia sara' presa da un'anonimo negozio che mai avevi notato prima. Sembra esser sbucato dal nulla e giureresti che tal negozietto non v'era mai stato prima d'ora e potrebbe scomparire da un momento all'altro cosi come e' comparso. L'insegna luminosa ti fa comprendere che e' aperto, recante un'affascinante scritta: Safara.

SPOILER (click to view)
In passato hai mai incontrato Hamlin?? Se si dimmi il colore della sua voce.. X certe cose so un po' troppo pignolo.. xD Comunque stiamo ufficialmente entrando nella parte finale del risveglio di Amen e di conseguenza nella parte finale dell'add.. Lo volevi veloce?? Va bene, tuttavia la parte dylan dogyana ce la infilo fatta x bene.. Mwahahaha!! xD
 
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REdeiDESIDERI
view post Posted on 30/8/2009, 15:43




CITAZIONE
† Chapter 3 ~ Safarà (again???)

Scese le scale del palazzo, riversò in strada tutta la sua fretta senza rendersi conto della leggera nebbia che si era alzata e del silenzio innaturale che regnava incontrastato nella notte londinese. Potevano essere le cinque del mattino, orario barbaro per uscire di casa, eppure per strada ci si sarebbe comunque aspettato di vedere qualche luce accesa, un taxi di passaggio, una puttana o un barbone seduto per terra avvolto nei cartoni maleodoranti di piscio, ed invece niente! Nulla! Il silenzio e l’assenza di qualsivoglia forma di vita.
Raggiunse Craven Road dopo una mezz’ora buona di marcia serrata, mani in tasca e sguardo assente, si era reso conto solo vedendo la serranda calata che scendere in tarda notte per andare al ristorante era un idea tanto idiota quanto quella di avere in casa un quadro vivente.

“Giuda ballerino!” –disse rendendosi conto di non aver mai imprecato nessun Giuda storico, né tantomeno un Giuda particolarmente famoso per la danza- “sono stato uno stupido! Era ovvio che alle cinque del mattino avrei trovato chiuso…”

Diede un calcio al pavimento strusciando la suola contro il marciapiede, segno ancora più forte della rabbia che provava contro la sua stessa idiozia, e stava quasi per andarsene quando ecco che un gatto nero gli comparve innanzi spuntando quasi dal nulla. Normalmente avrebbe tirato diritto senza farci troppo caso, ma solo adesso che vedeva la creaturina nera accostarsi in silenzio (e quasi sospettosamente) nei pressi di un bidone della spazzatura, si rendeva conto che quella (il gatto) era il primo essere vivente nel quale si imbatteva da un ora buona. Per strada, in effetti, anche a Craven Road non c’era nessuno. Un brivido gli salì lungo la schiena e per un attimo pensò che, se per caso quello fosse tutto un sogno, si sarebbe voluto svegliare prima che il tutto mutasse in un orrido incubo. Quasi fu sul punto di andare verso il gatto, per afferrarlo e tastarne la “reale” consistenza, quasi cercasse un’ancora di salvezza che gli dimostrasse che tutto era frutto di finzione, quando ecco che la mente (un punto lontano della sua mente, quasi un profondo ed incontrollabile recesso) quasi lo obbligò a tagliare corto e tornarsene a casa.

“torna a casa Vince” –gli disse la testa- “una pisciata, una dormitina, e domani ti sveglierai di nuovo con il tubare dei piccioni nelle orecchie.”

Stette giusto un secondo a riflettere sul fatto che quello era il pensiero più sensato che aveva fatto nel corso di tutta la giornata e, senza perdere altro tempo, si avviò verso casa a passo svelto lasciando che il misterioso gatto nero se ne andasse all’Inferno per i fattacci suoi.




Percorse la strada al contrario, deciso più che mai a tornare a casa velocemente, tuttavia appena girato il primo angolo, ed uscito da Craven Road, si imbattè nella prima insegna accesa da quando era sceso di casa. Il negozio era piccolo, incastrato tra i palazzi quasi quest’ultimi volessero schiacciarlo e, nonostante l’orario becero, sembrava aperto, con le finestre soffusamente illuminate e con un ombra che, appena visibile, si era appena aggirata dentro da capo a capo delle mura.
Strizzò impercettibilmente gli occhi, convinto che all’andata il negozio non ci fosse, mentre si avvicinava per leggere sull’insegna malamente illuminata la scritta “Safarà”. Si avvicinò quasi inconsapevolmente alle vetrine e osservandole meglio si rese subito conto che si trattava di un vecchio negozio di carabattole: un antiquariato.
Sulla porta un piccolo cartello: “THIS door is open”.
Riflettè brevemente sul perché si dovesse specificare che QUELLA porta era aperta se non ve ne erano altre in vista, e ben prima che potesse decidere di lasciar perdere e tornare a casa, si ritrovò con la mano sul pomello ed entrò nel negozio. *dlin* una campanella sulla cima dell’uscio avvisò il proprietario che la porta era stata aperta. Era entrato un cliente.
 
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"kamuro"
view post Posted on 30/8/2009, 17:02




Come provi ad entrare vieni improvvisamente travolto da un'uomo che sembra intento a precipitarsi fuori dal negozio. Dalla vostra colluttazione gli cade a terra un libro completamente nero ed un originale bracciale color ebano. Raccoltili con infernale fretta neppure ti permette di rivolgergli parola che fugge senza neppure scusarsi. E' vestito in modo ordinario: una camicia rossa sotto una giacca nera ed un paio di jeans lo coprono io maniera aderente, mentre un paio di eccentrici baffi e dei riccioli che scendono appena dalla frangia gli danno un'aria alquanto diabolica. Non hai neppure tempo di restare ad osservare ove sia fuggito che puoi notare la figura d'un vecchio pelato privo di sensi disteso a terra. Non ci vuole molto a dedurre che egli e' il proprietario del negozio ed e' stato aggredito pochi istanti prima. Ogni tentativo di rianimarlo si riterra' inutile, respira ma non c'e' modo di fargli riprendere i sensi quando..

MIAO

Da fuori il negozio senti il miagolare d'un gatto. Neppure stupito dalla coincidenza scoprirai che e' un gatto nero posto sulla soglia del negozio, sembra esser lo stesso gatto che avevi incontrato poco prima a Craven Road e se avesse il dono della parola sembrerebbe che volesse chiamarti per seguirlo.
SPOILER (click to view)
Carta bianca per cio' che vedi nel negozio, se vuoi raccogliere qualche oggetto fa pure.. A TUO RISCHIO E PERICOLO!! xD I due oggetti comunque li ha portati via l'uomo misterioso (abraxas o xabaras??) :P
 
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REdeiDESIDERI
view post Posted on 30/8/2009, 18:41




CITAZIONE
† Chapter 4 ~ The black cat

Il scampanellio della porta non fece in tempo ad annunciarlo che ecco fu spintonato da un uomo. L’estraneo era in preda ad una fretta furiosa che, maldestramente, lo aveva fatto urtare contro il corpo dell’ignaro Vincent. Il ragazzo cedette il passo di forza, mentre l’uomo velocemente raccoglieva ciò che gli era caduto in terra e si affrettava ad uscire dal negozio. Raccolse un piccolo libro nero ed una specie di vecchio bracciale (dando tempo a Vincent una frazione di secondo appena per sbirciare il vestiario del figuro) per poi catapultarsi fuori dal negozietto. Vince barcollò, tutta l’azione si era svolta in meno di un minuto, e stordito non potè far altro che osservare l’uomo allontanarsi nella nebbia del mattino incombente (eravamo ormai intorno alle sei) per poi tornare a concentrarsi ad osservare il negozio. Fu un giro di boa veloce come la fuga dell’uomo in giacca e camicia (che gusti orrendi!) poiché ancor prima di poter osservare la moltitudine di stravagante chincaglieria presente nel negozio, Amen fu richiamato dalla figura supina al suolo di un uomo vecchio ed incartapecorito. Lui non lo sapeva, ma quell’upomo in terra si chiamava Hamlin, ed era lo sfortunato proprietario del negozio che vessava, in quel momento, tramortito e svenuto al suolo.
Non fece in tempo a potergli prestare soccorso che un miagolare vicino lo “chiamò”.

MIAO!




Si avvicinò al vecchio uomo al suolo, e constatò come fosse ancora vivo ma semplicemente svenuto. Avrebbe voluto prestargli soccorso, ma una “voce” lo richiamò dall’esterno del negozio.

MIAO! MIAO!

Era un miagolare delicato, quasi impercettibile eppure molto determinato. Sentendosi (perché poi?) chiamato in causa, il pittore si rimise in piedi (si era difatti chinato per constatare la salute del vecchio) ed uscì dal negozio, seguendo il richiamo miagolante di un gatto che, glielo diceva la mente, aveva di certo già visto. Non si sorprese più di tanto quando fuori dall’uscio di “Safarà” si imbattè nello stesso gatto nero che aveva trovato gironzolante tra i bidoni di Craven Road. Già una mezz’ora prima quel gatto lo aveva in qualche modo colpito, adesso se lo ritrovava di nuovo tra i piedi, miagolante e quasi determinato a farsi comprendere.

“Vuole che lo segui Vince” –gli disse la testa- “lascia il vecchio li e vediamo cosa vuole la bestiola…”

Stavolta il consiglio non gli sembrò illuminante, ma convinto che comunque tutto fosse frutto di un sogno, Vincent fece un cenno con il capo e si mise a seguire il gatto. Pazzesco!

Edited by REdeiDESIDERI - 30/8/2009, 20:30
 
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"kamuro"
view post Posted on 31/8/2009, 10:44




Il gatto oscuro come le peggiori tenebre possano attraversare i tuoi pensieri sembra dirigersi nuovamente verso Craven Road. Tuttavia da quando esci dal Safara' sembra quasi che ti ritrovi in una sorta di mondo parallelo. Difatti a fatica riesci a seguire i movimenti dell'essere poiche' probabilmente a causa dell'orario ora una schiera di uomini in giacca e bombetta sembra traversare indaffaratissimamente le vie d'una caotica londra che sembra completamente diversa dai biechi meandri visitati la notte precedente. Passando davanti a Craven Road, tuttavia noti con estremo stupore che il ristorante sembra sparito! Al suo posto v'e' una singolare palazzina dalla quale improvvisamente esce una donna svestita e subito dietro di lei un ragazzo a dorso nudo con i jeans ancora slacciati.

Aspetta Karen, posso spiegarti!!

Tuttavia hai ben poco da restare ad assistervi, poiche' il gatto prosegue imperterrito per la sua strada conducendoti infine ai piedi della tua casa dalla quale avverti provenire un ingarbugliato rumore. Che siano arrivati i ladri? Una strana voce sembra rimbombare nella tua testa.

Un giro di giostra.

Edited by "kamuro" - 31/8/2009, 14:35
 
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REdeiDESIDERI
view post Posted on 31/8/2009, 12:01




CITAZIONE
† Chapter 5 ~ Back home

Seguì il gatto, scoprendo che esso altro non stava facendo che condurlo di nuovo a Craven Road. Londra a quel punto aveva assunto un aspetto diverso, le prime luci della mattina avevano ridato vita alla metropoli inglese, ed adesso le strade cominciavano ad essere un andirivieni di gente indaffarata, nel caos della propria vita, a portare a termine la quotidiana routine. Sulla prima Vincent non ci fece caso, ma in effetti vi era qualcosa di stravagante in quel gironzolare accanito di uomini ed automobili: tutte le persone per strada, difatti, erano uguali! Vestiti di un completo nero da impiegato ministeriale, e calzanti una bombetta in perfetto stile Oliver Hardy. Gli “uomini in bombetta” (gli venne da definirli così) correvano in ogni dove, come in preda ad un irrefrenabile bisogno di “fare”. Non si poteva sapere cosa, in effetti, avessero da fare, eppure la prima impressione era quella di persone incredibilmente frettolose ed indaffarate. Vince potè studiarsi la cosa per non più di una manciata di secondi… il gatto nero, difatti, con un nuovo e deciso miagolio incitò il pittore a darsi una mossa. Ancora qualche passo e si ritrovò a seguire il gatto in quel di Craven Road.




La prima cosa che notò fu che, al posto del ristorante del buon Mario (chiunque diavolo fosse), vi era adesso una palazzina abitata. Non fece in tempo a constatare la cosa che ecco uscire da quella stesa palazzina una donna praticamente svestita, dalle forme delicate e femminili, bella al pari di quanto sembrava incazzata! Dietro di lei un ragazzo un po’ sbracato si affrettava a raggiungerla sull’uscio chiamandola per nome “Karen” e chiedendole una possibilità per “darle spiegazioni”. Di che o di cosa era irrilevante, Vince non si soffermò sulla cosa neanche per qualche manciata di secondi intento com’era a seguire il gatto attraverso vicoli e vicoletti e con addosso la stanchezza di chi, come lui, aveva avuto una giornata (ed una nottata) ricca di emozioni.
Seguì il gatto dubbioso sul perché lo stesse facendo finchè, con la gioia nel cuore, non si rese conto di essere stato ricondotto a casa. Non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo per essere finalmente tornato a casa, che ecco sentì provenire dal retro della porta alcuni rumori sospetti! Cazzo! I ladri in casa! Si fiondò ad aprire la porta per cercare di capire cosa diavolo stesse succedendo, quando ecco che una voce nella testa quasi gli schiacciò il cervello sotto il peso di parole martellanti.

“Un giro di giostra.”

Disse la voce nella testa con un’irruenza tale da fargli cadere le chiavi di mano. Si calò tramortito dall’improvviso ed inatteso mal di testa, e con fatica aprì la porta e si catapultò in casa sua.
 
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"kamuro"
view post Posted on 31/8/2009, 15:58




Come entri in casa noti che tutto sembra esser perfettamente come l'hai lasciato, probabilmente sara' stata colpa della stanchezza, tuttavia il gatto penetrando nell'abitazione sembra soffermarsi ad osservare il quadro restando ad una certa distanza ed improvvisamente drizzando i peli sembra come apprestarsi ad aggredire qualcuno. Neppure il tempo di posare lo sguardo sul dipinto che noti subito un'evento ancor piu' inspiegabile di quello della notte precedente. Il re nudo e' sparito!! Al suo posto sembra esserci una sorta di vuoto, come se la parte di tela sopra cui era stato dipinto fosse stata estirpata del proprio lavoro. Spostando gli occhi al basamento della tela tuttavia puoi notare una sorta di pentacolo sul pavimento su cui sono incisi simboli a te sconosciuti. Proprio contro quelli difatti sembra che il gatto stia inveendo contro quando ecco che una tetra voce comincia a risuonare nell'aere.

L'immortalita', cio' cui da sempre ha anelato l'uomo. L'immortalita' nell'unica vita che c'e' dato di conoscere. Secoli e secoli ho passato ad inseguire quella chimera per render voi umani simili a me. Sviluppai persino un virus io grado di ripristinare le funzioni vitali di un corpo ormai morente.. Tuttavia l'intelletto, il soffio divino della vita, questo ha sempre rappresentato la piu' grande muraglia da valicare. Tuttavia come due realta' coincidenti e convergenti io e la soluzione viaggiavamo sempre su piani paralleli. Ma stanotte l'ho trovato. Il Safara' e' stato finalmente da me profanato e grazie ad esso sono riuscito ad impossessarmi del bracciale della coscenza, in grado di liberare l'animo (o gli animi) segregati nel fondo dell'essere da me toccato per estirparli e ristabilirli sotto nuova forma, sempre umana, ma diversa. Ora eterea, eterna.. Kosmica. Un re spogliato dei suoi poteri, diventato giullare proprio per via del timore che infondeva nei loro sudditi, un Re nudo ecco quello che sei ora, completamente avvolto tra le tenebre che non conoscono mai fine, un parto innaturale, che sfugge al controllo divino ed io, Xabaras saro' l'artefice del tuo nuovo risveglio.

Concentrando il proprio potere nella sua mano destra, l'uomo che poco prima avevi incontrato al Safara' sembra caricarsi d'una misteriosa energia oscura che tenta di scagliare irremediabilmente contro il povero artista mentre sempre con piu' forza una voce sembra insinuarsi e prender posizione nella sua mente.

Un nuovo inizio.
 
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REdeiDESIDERI
view post Posted on 1/9/2009, 18:29




CITAZIONE
† Chapter 6 ~ Xabaras

Entrò in casa frettolosamente, non notò nulla di strano. Fece un giro delle varie stanze, rendendosi conto che non vi era nulla di anormale o strano e senza pensare di aver lasciato la porta aperta a favore di un gatto nero e ficcanaso. Si rincuorò, si sentì quasi meglio poi, perché il fato è bastardo, si sedette sul letto per riprendere fiato e sarebbe stato quasi sul punto di mettersi a dormire se non che da dove si trovava potè osservare il quadro notando che al centro di esso, la figura del Re nudo era scomparsa!

Si alzò di scatto, come se tutte le stranezze di quella sera non lo avessero ancora “abituato” alle stravaganze cui è soggetto il mondo e balzando verso la tela con un passo lesto e lungo, si ritrovò a constatare che, oltre all’assenza del Re, vi era una nuova e più preoccupante anomalia. A terra c’era un simbolo rosso, di un colore rubino e tutt’altro che rassicurante. Era una stella circondata da un cerchio e da alcuni strani simboli: un pentacolo! Il gatto nero, quasi richiamato dalla preoccupazione di Vincent, si fece avanti verso il simbolo al suolo, soffiandogli contro come se fosse ostile e “vivo”, poi una voce si spanse nel’aria arrivando chiara e terrificante alle orecchie dello sfortunatissimo pittore. Vince si girò di scatto, e così fece il gatto,. Ed entrambi si ritrovarono dinanzi l’uomo che qualche tempo prima era fuggito via dal negozietto di antiquariato! Cianciò discorsi incomprensibili su vita e morte e di un bracciale magico.

“chi cazzo sei?!” gli chiese Vincent ignorando il fatto che il figuro si era già presentato come “Xabaras”, e subito afferrò il primo oggetto contundente che si trovò a tiro: una lampada da studio in alluminio.
Li per li attese che il folle chiarificasse i suoi scopi, che si presentasse o semplicemente si levasse dalle palle. Alzò la mano armata come per minacciarlo, ma la mano calò subito verso la stessa dello stesso pittore che era di nuovo, e ancor più gravemente, pervasa da un dolore lancinante.

“Un nuovo inizio.” Disse la sua mente piegata dal dolore. Vince chiuse gli occhi in una smorfia dolorante e li aprì poco dopo tornando sulla difesa. Aveva paura.
 
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"kamuro"
view post Posted on 2/9/2009, 07:25




L'uomo che appare alquanto divertito dal tuo penoso tentativo d'incutergli timore, se ne frega altamente di cio' che rechi in mano per apprestarsi a venire sotto di te con uno scatto fulmineo e poggiando la mano all'altezza delle tue tempie cominci a provare dolori lancinanti, come se tutto il tuo corpo venisse violentemente scosso da una scarica elettrica e lacerandosi dall'interno sembra che stia sul punto d'implodere su se stesso. Per un'attimo riesci a scorgere il tuo riflesso nella determinazione degli occhi dell'uomo ed enigmaticamente sembra che i suoi occhi riflettano un'altra persona invece di te. Tuttavia si tratta di brevi istanti, soffocati da un dolore penetrante che va ad incastonarsi nel tuo essere ed offusca ogni altro pensiero senza lasciarti alcun modo di riflettere o ribellarti. L'unica cosa che sembra esserti data ora e' lasciarti avvolgere dalla quiete delle consolanti tenebre dell'incoscenza.

Estrazione

Il tuo corpo sembra venir squarciato in due al proferir di tali parole. Un'ancestrale energia a te sconosciuta eppur cosi familiare viene liberata con un gran boato che sembra generato dall'esplosione d'una bomba ad orologeria.

Le tenebre discendono infine sull'esanime corpo di Vincent.




Poi la luce.

Colui che un tempo s'ergeva sul trono del re sembra essersi ridestato nuovamente da un lungo abbraccio di tenebra.

Tutto ritorna alle origini.

SPOILER (click to view)
Torna in gioco Amen. Descrivimi come si sente. Non ho voluto aggiungere altro perche' ti voglio lasciar la piu' completa liberta' nell'introdurlo. ^^
 
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REdeiDESIDERI
view post Posted on 2/9/2009, 15:00




CITAZIONE
† Chapter 7 ~ Amen

Quel che ne seguì furono interminabili attimi di paura. Xabaras praticamente ignorò la minaccia armata e, dopo aver sbeffeggiato Vincent, gli fu subito addosso con un movimento rapido ed impercettibile. L’oscuro figuro mise le mai attorno alle tempie del ragazzo, Vincent cercò di divincolarsi per poi scoprire di avere il corpo praticamente immobilizzato. Un dolore quasi “elettrico” gli percorse le membra, avrebbe voluto spingere via il figuro, avrebbe voluto spaccargli la lampada sul cranio impomatato, ma tutto ciò che potè fare fu emettere un lunghissimo e dolorante rantolo di morte!

“UUUUAAAAAAARRRRRGH!”

Il corpo fu pervaso a quel punto da una sorta di calore, una sensazione così estranea da essergli quasi familiare! Un’energia gli si propagò in tutto il corpo per poi concentrarsi tutta nel suo petto, gli fece quasi il soleltico, poi il dolore si fece di nuovo avanti. Il suo incedere inarrestabile! i muscoli si contorcevano mentre le sinapsi saltavano investendo la mente di tanti e vari carichi di ricordi misti di passato, presente e…




Futuro.

Per la prima volta il Re Nero si rese conto di non avere più un futuro. Nichilista com’era non aveva mai seriamente pensato di averne uno e, per un istante, il pensiero di abbracciare il nulla gli fu quasi di conforto, tuttavia quando la vetrata dai mille colori della Torre si infranse, capì che era davvero la fine. Chiuse gli occhi seduto sul suo trono, in attesa che la morte lo chiamasse, non l’aveva mai desiderata tanto e mai lei lo aveva voluto.
La Torre emise un boato poi, piegandosi su se stessa, si schiantò al suolo distruggendo Wonderland e tutto il continuum di quella realtà.
Amen abbracciò la morte senza sentirla, morì finalmente fu libero.




Perse i sensi tanto il dolore fu forte. Dal naso e dalle orecchie gli sgorgo del sangue così ossigenato che sembrava nero. La bocca spruzzò fuori tanta bava spumosa, come se avesse la rabbia, mentre la mente ancora gridava di un dolore folle ed inspiegabile.

Chi? Perché?Come?

Voleva liberarsi e scappare via, pensò per alcuni brevi attimi a quel che sarebbe potuto essere e che mai sarebbe stato, e così realizzò che sarebbe morto li, per mano di un pazzo e per dei motivi che sicuramente non avrebbe né approvato né condiviso. Sormontato da un’indescrivibile tristezza, fu poi accolto dall’abbraccio della pace. Ora voi non ne avete idea, ma morire è forse la cosa più bella che ci sia al mondo. Quando la vita ci lascia, anche nelle situazioni più dolorose ed impensabili, la mente si svuota e tutto tace. Si raggiunge uno status mentale tale che non c’è nient’altro che una dolce tranquillità. Così la mente di Vincent si svuotò. Ciò fu un bene perché solo qualche istante dopo quella misteriosa energia di cui sopra, quella accumulatasi nel suo petto, praticamente implose squarciando il suo corpo da dentro! Ci fu un piccolo boato, uno spostamento d’aria potente che sfondò i vetri e crepò i muri, poi ecco che il sangue imbrattò tutto, le ossa si fecero polvere e le membra null’altro che avanzi di macelleria.

“estrazione”

Così aveva detto il “mago” ed eco che Vincent Vegenance era esploso! A questo punto posso dirvi la verità, io scrittore sapevo già quello che sarebbe accaduto, in un certo senso ne sono artefice! La misteriosa energia che ha mandato in cielo il povero Vincent si chiama “Kosmos” e tutto ciò è accaduto per un motivo ed uno soltanto. Occorreva un sacrificio! Il Re Nero occorreva di un sacrificio di sangue per tornare in vita. Non che lo avesse esplicitamente chiesto, ma questo è quanto. Il Ka –o destino come lo chiamate voi- è una ruota! Anche ciò che muore prima o poi cambia forma e torna in vita.

Amen non aveva desiderato tornare in vita, non lo avrebbe mai voluto! Il Nulla era una compagna ben più gradevole di qualsiasi essere vivente. Alla fine il nichilista aveva desiderato la morte, seduto sul suo trono non voleva altro! Era già tornato in via quando lo avevano creduto morto e la dura realtà lo aveva portato a fallire miseramente. Gli Dei non esistono, ed il peccato di Amen era stato quello di voler essere un Dio. Ma come può un ateo credere in una divinità? Sarebbe un controsenso! Questo però il crociato di Virgo lo capì solo troppo tardi, solo in punto di morte, solo in quel preciso istante in cui aveva constatato l’amaro fallimento.

Non stupitevi allora se adesso Amen si infervorerà con il suo evocatore! Ilo re nero non desidera più la vita, né tantomeno desidera tra i piedi inutili lacchè.




Il corpo di Vincent esplose in un ammasso informe di carni e sangue, ci si sarebbe aspettati di non trovarlo più li, poiché adesso un po’ di lui era sparso a terra e sui muri, sarebbe stato ben strano trovarselo di nuovo avanti, ed invece eccolo li, in piedi al suo posto.

Ok, vi ho preso in giro! Non è vero. Vincent era morto e sepolto, la mia parola in pegno, quel che ne emerse fu una persona uguale ma diversa, una personalità uguale e contraria. Lo avreste capito subito da tanti piccoli dettagli: i capelli lunghi sino alla vita (inutile tagliarli, ricrescerebbero sempre sino a li), una muscolatura tonica e potente, una carnagione quasi equatoriale (ben distante dal colorito lattiginoso di qualsiasi inglese) e quella oscura e profonda cicatrice sull’occhio…
Vincent era stato sacrificato al 108, ed il Ka in risposta aveva riconsegnato alla mortalità di quella dimensione Amen che, sporco di sangue e con il cosmo rifluente nelle vene, tornava alla vita con un acceso disgusto.

Stette qualche manciata di secondi in piedi, nudo, al centro del pentacolo nel quale era stato evocato. Era sporco di sangue e interiora, ed il Kosmos assopito in Vincent piano piano cominciò a rifluire nelle sue membra come dolcissimo nettare incandescente. Fu una riflessione breve, poi insieme alla vita riaffiorarono tutti i ricordi che la morte aveva deciso di non tenere con se, ed Amen ricordò tutto: la vita, le prove, il fallimento, la morte, gli avatar, le bestie nere…

Tutto ciò che aveva avuto e perso! Percepì inoltre distintamente l’odore di Wonderland, di qualcuno che l’aveva vista e, per infusione del potere dei vettori che furono, capì anche con poco sforzo che quella non era la sua dimensione, né tento meno nessuna delle altre che sino alla sua morte aveva visitato! Poi dinanzi si ritrovò Xabaras, e benché fosse ancora molto debole a causa del Kosmos di Vincent che per la prima volta si andava svegliando, con una mano afferrò il collo del folle dottore e fece per alzarlo dal suolo.


“Chi sei larva che osi risvegliarmi dal sonno della morte?! Chi o cosa ti ha suggerito che bramassi la vita?! Dovrei ucciderti qui ed adesso per avermi reso partecipe di nuovo della ruota del Ka di cui mi ero liberato, ma ti concederò di vivere ancora un minuto se mi dirai che cosa cazzo vuoi!”


La rabbia richiamò adrenalina, l’adrenalina richiamò il Kosmos, Amen percepì la forza andante svegliarsi dentro di se credendo che a breve anche Jabberwock avrebbe fatto la sua comparsa, ma poi ricordò ancora un po’ e rimembrò che la creatura era morta ed immolata. Si infuriò ancora stringendo il collo del folle evocatore, credette di essere sul punto di evocare la tenebra di Darkness, ma in virtù di essa fu solo il freddo. Amen aveva perso i poteri della Bestia Nera di Virgo per rinascere di nuovo come una creatura di oscuro e glaciale Kosmos. Fu dunque il freddo ed il gelo.

Edited by REdeiDESIDERI - 2/9/2009, 22:03
 
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"kamuro"
view post Posted on 2/9/2009, 23:59




Ascoltando le tue minaccie, Xabaras scoppia in una fragorosa risata, mentre con occhi di ghiaccio sembra spezzare la tua rabbia tramutandola in puro terrore, riducendo notevolmente la tua emanazione di puro Kosmos.

Uh uh uh!! Siamo pieni di rabbia caro il mio Re del nulla. Ti ho strappato dalla quiete mortale appunto per cercar di raggiungere anch'io la pace dei sensi che come te mi e' stata negata.

Spostando con eleganza le tue mani, Xabaras s'allontana di qualche passo per estrarre dalla tasca della giacca un libro nero come la pece che tu conosci molto bene. Una volta tirato fuori te lo porge affinche' tu lo prenda mentre prosegue col suo monologo.

Quel vestito del colore dell'arcobaleno ti sta a meraviglia ragazzo. Tuttavia si sa, il mondo e' pieno d'ignoranti e chiunque ti vedrebbe come nudo. Golconda. Non quella in india, ma qua nei dintorni di londra, giusto a pochi chilometri da qua potrai trovare delle vesti a te decisamente piu' adeguate. Segui Cagliostro, lui t'indichera' la strada. Diventa forte e torna a porre fine a questa mia vita che non conosce la quiete donata dalle braccia della morte.

Dopo aver proferito tali parole Xabaras svanisce improvvisamente davanti ai tuoi occhi. Il gatto restato in silenzio per tutta la vicenda, conseguentemente s'appresta a discendere per le stradine d'una nebbiosa Londra mattutina come coscente del compito cui sta per prender parte e scortarti sino a Golconda.

SPOILER (click to view)
Descrivimi bene il viaggio fino a che non arrivi a Golconda. Su d'un altare trovi le vestigia del Cigno nero. Prendile e l'addestramento sara' concluso. ^^
 
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15 replies since 28/8/2009, 14:30   219 views
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