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| La giornata era ormai volta al termine, uguale a tutte le precedenti. Sentenze su sentenze, anime straziate da indicibili pene. Arrivai nei miei appartamenti, e con gesti meccanici riposi la toga da giudice infernale al suo posto. Mi diressi in bagno dove una doccia calda avrebbe allentato i muscoli irrigiditi e favorito il sonno. Una volta messi short e canotta, mi buttai pesantemente sul letto avvolgendomi nelle lenzuola di seta. Pochi secondi e chiusi gli occhi.
Oscurità, nient'altro che oscurità. Era come se fossi stata risucchiata all'interno di un vortice e catapultata all'interno di una scatola chiusa. Ero per terra, o almeno quello che sembrava. Sbattevo gli occhi in cerca mettere a fuoco il luogo in cui mi trovavo, ma nulla. Che i miei cchi fossero a perti o chiusi non faceva differenza. Le ombre erano le uniche a dominare. Mi alzai in piedi, un pò indecisa sul da fare, ma visto che non c'era scelta, iniziai a camminare. Non sapevo che direzione prendere, mi sarei lasciata guidare solo dall'istinto. In quel luogo non vi era nessuna concezione del tempo. Potevano essere passati dei minuti, come delle ore o forse anche dei giorni, non potevo dirlo. Ma improvvisamente, un'esplosione di luce fece il suo ingresso, ferendo le iridi. Aspettai un pò prima che essi si abituassero a tutta quella luminosità. Una figura, dapprima indefinita, avanzava lentamente nella mia direzione, per poi diventare sempre più familiare. Come poter non riconoscere colui che fin dall'iniziò rapì il mio cuore: era il Dio dei sogni vestito della sua scintillante armatura, ma il mio sguardò si posò sulla surplice di fianco a lui. Accenai un sì con il semplice movimento del capo per poi afferrare la sua mano...
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