| Pochi secondi dopo che i vari proiettili erano impattati violentemente ad alta velocità contro quel masso,Anthony si rese conto dell'inutilità del suo gesto. Aveva semplicemente sprecato proiettili,il che per un soldato era un disastro. Ed inoltre avrebbe potuto aver attirato l'attenzione di chiunque si fosse trovato nella foresta. La sua attenzione ricadde sui bossoli dei proiettili,che si trovavano ai piedi della roccia,sulla neve,accartocciati su se stessi. Il masso,invece,non si era nemmeno graffiato. Un'altra stranezza da aggiungere all'elenco di quelle viste in quei pochi minuti di permanenza in quel bosco. L'ametista,i cadaveri,la voce,quello strano calore,ed ora quella pietra che dopo aver sprigionato luce si era anche rivelata alquanto resistente. Eppure,dopo pochi secondi,la roccia esplose,frammentandosi in più pezzi che schizzarono in tutte le direzioni. Molti di questi colpirono in pieno il soldato,in più parti. L'unica cosa che riuscì a fare,cadendo all'indietro,fu premere instintivamente il grilletto e sparare una raffica innanzi a sè. Il boato dei colpi riecheggiò nella foresta insieme al suo urlo di dolore. Ora era steso sanguinante nella neve gelida,che si stava tingendo di un colore rosso porpora. Il soldato aveva gli occhi chiusi. Cercò di alzare un pò la testa e si strofinò il volto con la mano destra,protetta da un guanto in pelle. Quando aprì gli occhi vide tutto un pò sfocato,a causa delle ferite,ed inoltre un potente bagliore,molto più intenso di quello sprigionato dalla roccia,lo accecò. Riportò la testa indietro,chiudendo le palpebre. Iniziò a respirare affannosamente. Se non era morto fino a quel momento,forse l'avrebbe fatto ora. Ciò nonostante,trovò la forza per alzarsi e guardare nuovamente in quel punto,cercando di capire cosa fosse successo. Gli avevano realmente teso un'imboscata? Forse a sua insaputa qualcuno aveva fatto in modo che l'americano si recasse in quella foresta,dove aveva piazzato delle cariche esplosive. Niente di tutto ciò. Di fronte a sè vide solo un'armatura. Una strana armatura blu,intorno alla quale si stagliavano diversi cristalli di un minerale identico a quei pilastri che sporgevano dal terreno,solo di colore diverso. Una serie di teschi umani costellava i pezzi dell'armatura. Il soldato rimase scioccato. Restò a bocca aperta per alcuni secondi,durante i quali una miriade di immagini,di ricordi ed emozioni balenarono nella mente del giovane ufficiale. All'improvviso si rese conto di non conoscere molto del suo passato. Eppure,in un attimo,solo vedendo quell'oggetto,molti ricordi gli erano tornati alla mente. Forse quelle storie che gli raccontava la madre nei primi anni di vita per farlo addormentare,non erano racconti fantastici,ma realtà. Era nato in un paese nordico,di cui non conosceva nemmeno il nome. Ogni volta che chiedeva ai suoi genitori notizie riguardo la sua infanzia evitavano la risposta,e quando erano costrtti a fornire spiegazioni al proprio figlio,queste erano molto vaghe. In quel momento,però,seppe con certezza di essere nato nella mitica Asgard,che non era un pianeta a sè stante,come credevano gli antichi nordici,ma un territorio terrestre,una parte di Midgard. E lui? Il suo nome era realmente Anthony Stark? In realtà suo padre aveva cambiato cognome una volta giunto negli Stati Uniti. Lui era un appartenente di un ramo cadetto del grande casato di Megres. Una famiglia di guerrieri,devoti alla protezione di Asgard e al dio norreno Odino,figlio di Borr. Molte erano le verità che il giovane scoprì,in quegli attimi. Un suo lontano cugino,dai capelli purpurei come l'ametista,era stato l'ultimo detentore di quella armatura. Ora,non essendoci altri eredi,le vestigia spettavano a lui. Quindi era realmente caduto in un'imboscata,ma non di qualche contingente nemico,ma del volere divino. Era destino che lui trovasse quell'armatura.Tutto ora gli era più chiaro. Quella voce che aveva ascoltato poteva essere la stessa armatura o Odino,e i cadaveri in quei cristalli erano evidentemente le vittime dei precedenti detentori dell'armatura,che avevano plasmato intorno ai loro nemici delle teche d'ametista. Anche i poteri in possesso al cavaliere di Delta Uma gli tornarono alla mente,come se l'avesse sempre saputo. Evidentemente al suo interno erano custodite conoscenze antiche,tramandate dagli stessi geni,che facevano sì che ogni appartenente al casato di Megres conoscesse la sua storia. Ma come mai i suoi genitori gli avevano tenuto nascosto tutto ciò? Temevano per la salute del loro figlio,che ora si era rifatto una vita? Probabile. Ma nessuno può sfuggire al proprio destino,al passato. Si rialzò guardando con uno strano ghigno l'armatura ed avvicinandosi ad essa.
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