Il richiamo della sirena
*Un brivido percorse la schiena di Taras all'ennesimo salto che fece sul sedile della corriera che lo stava portando verso il mare.
Il mezzo che era stato costretto a prendere poichè unica alternativa ad una lunga e faticosa camminata, ad una prima vista dava l'impressione di dover cadere a pezzi da un momento all'altro,dubbio che veniva completamente fugato ad una più attenta analisi.
Proprio questa possibilità aveva fatto nascere nella mente del giovane l'interrogativo sul perchè la corriera avesse scelto di percorrere quel percorso accidentato,una strada non asfaltata e piena di buche per poter raggiungere la destinazione prefissata dato che persino lui,forestiero in quel luogo,sapeva dell'esistenza di una migliore via.
Taras decise di non pensarci più di tanto dato che oramai era salito e non poteva più scendere fin quando non fosse arrivato alla fermata o fin quando qualche pezzo avesse deciso di abbandonare prematuramente l'autobus in maniera d'arrestarne la corsa.
Si affacciò così dal finestrino e stette a godersi il vento del Brasile che gli scompigliava i capelli sotto un sole che non aveva nulla da invidiare a quello che aveva lasciato nella sua patria d'origine dalla quale si era allontanato per godersi quella breve vacanza.
Aveva deciso di lasciare per qualche giorno gli impegni che lo asfissiavano in Italia per potersi rinfrescare sulle spiagge del Brasile dato il suo immenso amore per il mare e per il sole.
Intento a guardare le azzurre distese marine non s'accorse di essere arrivato a destinazione fin quando non fu lo stesso autista con un tocco ad attirare la sua attenzione per invitarlo a scendere.
Appena toccata terra ne approfittò per stiracchiarsi dato che il viaggio su quegli angusti sedili avevan messo a dura prova le sue membra ed allo stesso tempo guardò il mezzo tornare,tra vari scoppiettii del motore,al punto di partenza.
Un sorrisetto si dipinse sul volto di Taras mentre si chiedeva se il pullman sarebbe riuscito a tornare o sarebbe scoppiato prima.
Senza indugiare oltre compì l'ultimo passo verso la spiaggia per poi potersi finalmente godere il sole sudamericano.
Mentre camminava notò che gli unici suoi compagni eran degli uccelli che volavan alti in cielo e i granchi presenti sul bagnasciuga,stranamente non v'era alcuna traccia di essere umano.Il giovane era indeciso tra il preoccuparsi pensando di essere finito in qualche luogo cui l'accesso fosse proibito o se essere contento per avere una spiaggia ed un angolo di mare tutto per se da non dividere con nessuno.
Optò per la seconda opzione: era li per prendersi una vacanza e non voleva che nessuna preoccupazione potesse avvelenare la sua mente perciò avrebbe pensato tutto in positivo.
Sistemate le sue cose decise di godersi un po' di sole mattutino prima di farsi un bagno nelle acque ancora a lui sconosciute dell'oceano.
Taras proveniva da una città costiera del mar Mediterraneo,non aveva mai avuto occasione di vedere l'Oceano ed era impaziente di poter sentire le sue acque sulla propria pelle.
Poco durò l'attesa sotto il sole,Taras non riusciva a resistere al richiamo delle acque,una cosa molto strana,ma pareva che quel mare lo volesse per forza con se.
Senza indugiare oltre il giovane s'alzò per poi andarsi ad immergersi in un'acqua che gli sembrò strana già dal primo tocco: s'aspettava che fosse gelida,invece era tiepida anzi ancor più poteva dire che era dell'esatta temperatura ch'egli prediligeva.
Scherzandoci su si disse che l'oceano lo stava aspettando e che ora lo stava mettendo perfettamente a suo agio quasi a volerlo far diventare parte di se.
Mentre si concedeva una breve nuotata,però,accadde una cosa che mai si sarebbe aspettato: una dolce melodia iniziò a risuonargli all'interno della propria testa.
Sulle prime pensò che qualche motivetto gli fosse tornato in mente e non gli diede peso, per poi doversi ricredere quando s'accorse che la melodia andava a trasformarsi in un soave canto che oramai era l'unica cosa che occupava il suo cervello.
Spaventato da ciò che stava accadendo tentò di uscire dall'acqua,ma una forza maggiore sembrava attirarlo verso il mare,aprendo gli occhi s'avvide dell'esistenza di una grotta nel fondale marino e parea che il melodioso canto provenisse da li e che in quel loco la sua figura venisse attirata.
Temeva di affogare,ma ad un certo punto constatò con incredulità che riusciva a respirare nonostante fosse sotto le profondità marine e per questo decise di lasciarsi trascinare e scoprire cosa stesse veramente accadendo.
Nell'arco di pochi minuti si ritrovò all'entrata di quella grotta sottomarina all'interno della quale mancava totalmente l'acqua così da poterla tranquillamente paragonare alle grotte presenti al di sopra del livello del mare.
L'unica cosa che non era cambiata era quel canto che sempre era presente nella sua testa e che suonava come un invito a voler proseguire,a voler scoprire cosa attendesse il giovane.
Prima di compiere il suo primo passo Taras si tirò un pizzicotto per esser sicuro di non star sognando e,dal dolore che ne provò,capì che ciò che stava avvenendo era realtà.Se quest'ultima sarebbe stata per lui terribile o positiva l'avrebbe scoperto a breve.
La grotta era illuminata da una serie di fiaccole così da poter camminare con passo sicuro e senza dover stare attento a dove mettere i piedi anche se un certo timore era sempre presente nel suo cuore: timore che però ora stava venendo pian piano soppiantato dalla curiosità di scoprire cosa stesse accadendo.
D'un tratto intravide una luce in fondo al tunnel a significare che oramai stava per uscire da qualche parte e che forse avrebbe di li a poco scoperto ciò che avveniva.
Prima di compiere l'ultimo passo ripensò a tutto ciò che fin li era accaduto: un viaggio su una corriera malconcia su un'impervia strada,il suo breve soggiorno su quell'assolata spiaggia e il mare che col suo canto lo aveva chiamato a se.
Un breve sospiro e l'ultimo passo fu da lui compiuto.
Dall'oscurità delle profondità marine,dalla tenue luce delle fiaccole,il giovane passò ad una luminosità che non aveva nulla da invidiare al sole,ma c'era una cosa che lo lasciò semplicemente sgomento: innanzi a se v'era una colonna,ma,soprattutto,quella colonna reggeva un cielo fatto d'acqua!
Un mal di testa fortissimo venne al giovane che non ci stava capendo più niente,si trovava sott'acqua,ma innanzi a se vedeva una colonna che reggeva un cielo fatto d'acqua.
Quella musica lo aveva fatto forse impazzire del tutto?Si, non vi era altra spiegazione: la musica,che ora non sentiva più,lo aveva fatto impazzire e tutto ciò che stava avvenendo avveniva solo nella sua mente ed anche il dolore provato prima era del tutto immaginario.
Cadde sulle sue ginocchia e alzò gli occhi e s'avvide che non era una la colonna bensì ve ne erano altre anche se più distanti,la sua pazzia era ormai assicurata.*